ARMA dei Rovelli di Bergamo: Di rosso, al triangolo d’oro pieno, movente dalla punta e toccante i due fianchi del centro dello scudo, accompagnato da tre palle dello stesso, maleordinate. (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane di G.B. di Crollalanza: Vol. 2° pag. 452).
CASATA: Anche di questa famiglia si trovano diversi ceppi omonimi in varie zone d’Italia. Un ramo, che pare originario della Spagna, sarebbe venuto in Italia nel XV secolo, dividendosi in due rami principali, che si stabilirono uno ad Alessandria e l’altro a Como. Esponenti del primo ramo, ebbero la signoria del marchesato di Ceva in provincia di Cuneo. Rovello è documentato in Valsassina nel 1481, Dongione nel 1520; Aurelio si distinse per valore combattendo nei Paesi Bassi. Antonio è ricordato quale apprezzato architetto militare nel 1665, Dionisio prese parte alla difesa di Torino nel 1760. Del secondo ramo si ricordano Carlo Camillo che, insieme ai suoi successori primogeniti, fu nominato marchese dall’imperatore Carlo VI con disposizione del 13 settembre 1730, sul territorio di Nova presso Monza; titolo rinnovato a favore del marchese Pietro e dei suoi discendenti in linea primogenita con mutu-proprio 14 luglio 1879 di Umberto I re d’Italia. Napoleone I, con decreto del 29 marzo 1812, conferì a monsignor Carlo Francesco Rovelli, vescovo di Como, il titolo di barone d’Italia, trasmissibile ai nipoti in linea maschile primogenita. Il marchese Giuseppe fu primo assessore presso la Congregazione di Stato di Milano, Decurione dal 1768 al 1785, membro del nobile Collegio de’ Dottori e rinomato scrittore della storia di Como. Per quanto riguarda i Rovelli dimoranti nella bergamasca, si trovano esponenti menzionati sia in città sia nel paese di Cusio, in alta Valle Brembana. In questo paese essi furono fra le famiglie originarie del luogo ed, in quanto tali, beneficiavano dei proventi delle proprietà comuni degli abitanti originari.
I Rovelli ebbero parte attiva anche nella costituzione della parrocchia; il 12 luglio 1456 infatti gli abitanti delle contrade di Cusio ed Ornica, elessero sindaco Giovanni fu Gaspare e lo inviarono a Milano presso l’arcivescovo Gabriele Sforza per chiedere l’autonomia parrocchiale delle due chiese dalla matrice di Santa Brigida. Quanto richiesto venne concesso il 26 luglio successivo e le due chiese di Santa Margherita di Cusio e di S. Ambrogio in Ornica rimasero fra loro unite con un solo rettore con l’obbligo di pagare un censo alla matrice. L’1 dicembre 1582 Antonio fu Ambrogio di Cusio è citato sindaco della parrocchia ed il 31ottobre 1584 è documentato sindaco degli uomini e vicini di Cusio. Nel 1679 Ambrogio era sindaco della contrada; nel 1690 Simone fu Ambrogio è sindaco della chiesa parrocchiale. Nel 1675 e nel 1676 è documentato don Francesco fu Ambrogio fratello dell’ebanista Antonio (di cui si parlerà più avanti), don Ambrogio fu Giovanni viene ricordato nel 1670, un altro don Ambrogio fu parroco di Cassiglio fra il 1763 ed il 1793. Furono vicari della Valle Averara: Pietro nel 1646, Simone nel 1682 e Domenico nel 1706. Risulta che nel 1768 a Cusio vi fosse una fabbrica di cappelli di cui si faceva “molto spaccio”, alcuni esponenti Rovelli furono addetti a questo lavoro, tanto che un ramo della famiglia è giunto anche ai giorni nostri con il soprannome di Capelèr. Il ceppo originario si divise in diversi rami che per distinguersi assunsero dei soprannomi come: Ambrosì (discendenti di Ambrogio detto Ambrosino), Barbù (da un antenato, pare Ambrogio fu Antonio, dalla barba lunga), Cabrüsada (da un’abitazione che aveva subito un incendio), Canöa (dall’abitazione di recente costruzione), Marengù (dalla professione di falegnami) e tanti altri ancora.
Maggior fama di tutti ebbe la famiglia dei falegnami ed intarsiatori, attivi fra il XVII e XVIII secolo quasi tutti ignorati dalla storiografia ad eccezione di Antonio, il più valido esponente della bottega, in quanto il solo a firmarsi sulle sue opere. Sembra che il primo della famiglia a lavorare in quest’ambito, sia stato Ambrogio detto Ambrosino (1591-1574) e due suoi figli Giovanni Antonio (1641-1710) e Giuseppe (1655-1729), che con i loro discendenti esercitarono la professione di marangone. Il ramo di Giuseppe, seguì l’arte del legno solo con il figlio Giovanni Battista (1684-1742) perché questi alla morte del padre abbandonò l’attività e fece il sacrestano. Il ramo di Giovanni Antonio proseguì a lungo e dette ottimi risultati. Dopo la sua morte, la bottega continuò con suo figlio maschio Ambrogio (1674-1747), che realizzò opere di buon livello e lasciò alla sua morte la sua bottega a cinque figli, dai quali passò a nipoti e pronipoti, declinando però sensibilmente con la metà del XVIII secolo. Con la morte di Francesco (1776), di Giovanni Antonio fu Francesco (1780), di Giovanni Maria (1783), di Gio. Antonio (1797) l’attività si estinse definitivamente. Agli albori del XIX secolo i Rovelli avevano ormai abbandonato l’arte del legno come si può apprendere da un censimento del 1802 dove risulta che Lorenzo Rovelli dé Marengoni di anni 55 con la moglie ed i figli abitavano in casa propria a Cusio Superiore ed erano coltivatori di terra e governanti di bestiame e la famiglia di Maria Elisabetta vedova di un altro Rovelli dé Marangoni con il figlio Giovanni Francesco chiodarolo e porta carbone. I Rovelli passarono il testimone per i lavori di intarsio ad Angelo Regazzoni (1750-1828) del Gerro di Santa Brigida, che già nel 1728 ne eseguì a Cusio e la cui famiglia continuò l’attività sino alla seconda metà del XX secolo. Antonio Rovelli fu a quanto sembra in contatto od addirittura uno dei maestri dell’intarsiatore Giovanni Paolo Caniana (1669-1749), fratello del celebre architetto ed intarsiatore Giovanni Battista (1671-1754). Le opere lignee dei Rovelli sono conservate principalmente in chiese dell’alta Valle Brembana, tuttavia esiste una vasta produzione di lavori eseguiti anche per case private. Don Antonio nato a Cusio nel 1804 fu Parroco di Piazzatorre, don Giovanni Battista nacque a Cusio il 9 maggio 1869 da Pietro figlio di Ambrogio e Cecilia Balicco, ordinato sacerdote il 24 marzo 1894 fu Cappellano a Piazza (Brembana), Vicerettore al Collegio di Valnegra …1895…., coadiutore a San Gallo dal 1895 al 1897, a Dossena nel 1898, a Locatello nel 1905, a Lonno dal 1908 al 1920, quindi a Brumano di Alzano sino al 1930, infine a Cusio dal 1930 sino alla sua morte avvenuta nel 1941. Un altro ramo della famiglia dei Rovelli bergamaschi fu una stirpe di musicisti. Illustrata principalmente da Giuseppe nato a Bergamo nel 1753 e morto a Parma nel 1806; egli fu compositore di musica e violoncellista presso il duca di Parma nel 1806. Suo figlio Pietro (1793-1838), vissuto a Bergamo, fu notevole violinista allievo del padre e del nonno Giovan Battista Fortunato, concertista, fu maestro di cappella in Santa Maria Maggiore e primo violino al teatro di Bergamo; compose musica e pagine didattiche per violino.