Annovazzi

ARMA: D’azzurro ad una fenice d’argento sulla sua immortalità di rosso, con la campagna d’argento a tre bande di rosso. (Dizionario Pezzati).

AnnovazziCASATA: La famiglia Annovazzi è originaria della frazione Cantello di Valtorta, benché compaia anche in località Grasso, molto prossima alla precedente. La troviamo documentata dal XV secolo, probabilmente originata dal toponimo Novazzo o Annovazzo. Nel 1561 Giovanni del Grasso fece dipingere sull’abside esterna della parrocchiale di Valtorta l’affresco ancor oggi visibile, che reca anche lo stemma di famiglia con la scritta: “IOVANNE DI ANOVACI DAL GRASO A FATO FARE QUESTA FIGURA DE S ANTONIO”.

Un altro stemma si trovava sulla casa Annovazzi ad Introbio. Ambrogio detto Redondo del Cantello lasciò nel 1581 un legato alla parrocchia di Valtorta. I fratelli Andrea e Bernardo Annovazzi detti Andreoli, per loro devozione, il 4 agosto 1639 fecero realizzare un dipinto con Madonna, San Rocco e San Sebastiano nella chiesa da loro fatta costruire nel 1638 alla frazione Cantello di Valtorta. Alberto Annovazzi è documentato nel 1643 per aver costituito un legato a favore della parrocchia di Valtorta.. Il notaio Antonio Maria fu Carlo Annovazzi Cusatelli esercitò la sua professione a Valtorta e suoi atti intercorrono fra il 1727 e il 1764. Nel 1751 Giovanni Antonio fece dipingere la facciata di una casa al Cantello, ancor oggi conservata. Da Valtorta la famiglia Annovazzi si diffuse anche in Valsassina: a Barzio dal 1454 almeno sino al 1550, a Bindo dal 1460, a Cortenova nel XVI secolo, a Pasturo fra il XVII ed inizio XVIII secolo. Sul monte Varrone di Premana nel 1670si documentano alcuni mandriani Annovazzi originari di Valtorta. La famiglia si stabilì anche ad Introbio, almeno dal 1473, dove nel XVII secolo fondò e dotò l’oratorio sul monte Biandino; anche da qui nel XVIII secolo si trasferirono a Bindo, ove sono documentati fra il 1748 ed il 1757 e si ramificarono successivamente a Vimercate, Abbiategrasso e nel Novarese. La linea maschile si estinse nel 1912. Numerosi sono gli esponenti di questa famiglia che risultano impegnati nell’industria mineraria dell’alta Valle Brembana sin dal XV secolo ed alcuni fra essi vennero ingaggiati quali abili maestri di fusione in diverse regioni anche dell’Italia centrale. L’11 febbraio 1535 Domenichino Regazzoni fu Costanzo di Rava vendette ad Antonio fu Lorenzo del Grasso 11 secchie e 1 quartaro delle 480 secchie delle ferrerie del Lago e della Cazza site in Valsassina con i relativi diritti per 15:7 lire.

Il 12 novembre 1540 i fratelli Ludovico e Lorenzo fu Antonio del Grasso cedettero 1 dei 22 capi del forno da ferro di Valtorta a Giacomo Regazzoni fu Giovanni fu Battistino di Valtorta in cambio di un cavallo grigio. Il 13 aprile 1587 Maria fu Alberto del Cantello, vedova del fu Bernardino Regazzoni detto Crudo, fu Santino Pechione di Valtorta, vendette a Giovanni Antonio Busi, detto Ghirletto fu Guglielmo e ad Anonio Milesi detto Cagnola fu Giovanni Pietro fu mastro Cristoforo Pizalia di Forno Nuovo di Valtorta, una fucina grossa con le sue attrezzature, utensili e carbonili, sita in località Preti del Ronco lungo la Val Stabina. Il 30 ottobre 1671 Ambrogio detto Andreolo fu Andrea del Cantello di Valtorta, agente anche a nome di suo fratello Pietro, vendette ai fratelli Giacomo, Giovanni Maria e Battista Regazzoni fu Domenico fu Augusto di Rava, una chiodarola sita oltre la la Valle Massaglia (Canale della Massaglia), contrada di Rava, con suoi utensili, attrezzature e diuritti per 260 lire di Bergamo. Il 26 marzo 1672 nell’inventario dei beni di Andreino detto Andriolo fu Andrea del Cantello, viene citata una chiodarola con tre zocchi sita al Chiarello di Rava. Il 28 dicembre 1693 da dichiarazioni rilasciate durante una controversia sui diritti delle miniere, risultò che Alessio e Pietro fu Andrea, tutti di Valtorta, avevano lavorato come “frani”, cioè come operai nelle miniere per parecchi anni ed in particolare dal 1680 al 1687 al Varrone basso ed in seguito anche al Solivo. A Valtorta, fra i Caduti della Grande Guerra (1915-1918) si ricordano: Andrea fu Giovanni, Giuseppe fu Antonio, Giuseppe di Carlo, Pietro fu Pietro, Pietro di Pietro ed un altro Pietro fu Pietro, Paolo di Carlo, Santo fu Carlo, Santo fu Pietro e fra i mutilati Santo fu Bernardo e Santo di Giovanni. Durante il secondo conflitto mondiale (1940-1945) fra i dispersi di Valtorta, si ricordano Angelo, Carlo, Giuseppe e Leonardo; mentre fra i dispersi di Olmo al Brembo si ricorda Giuseppe.