Carminati

ARMA: Spaccato, nel 1° d’oro, all’aquila spiegata di nero; nel 2° di rosso al carretto d’oro (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, estinte e fiorenti, compilato da G. B. Di Crollalanza. Vol. 1° Pag. 240).

CarminatiCASATA: E’ questa una fra le più numerose famiglie della bergamasca che si propagò nel corso dei secoli in Milano, Venezia ed in diverse città e regioni dell’Italia settentrionale. Gli storici sono concordi nel ritenere questa casata originaria della Val Brembilla, dove fu una delle più potenti e vi possedette la rocca di Cà Eminente ed un castello sul monte Ubione. Le notizie più remote della casata provengono da un “Breve” di Papa Giovanni XVIII diretto a Pietro Carminati di Val Brembilla in data 6 gennaio 1006, con il quale fra gli altri privilegi, si concedeva a Giacomo suo figlio, Canonico, la possibilità di successione al vescovado di Bergamo, aggiungendo allo stesso Pietro il titolo di cavaliere e conte da poter tramandare alla famiglia, “pel valore dimostrato contro i nemici della fede di Cristo ed ampliazione della stessa ……” Secondo qualcuno, il pontefice qui si dichiara appartenente a quella stirpe: “ …. concedemus ed mandamus per praesentes ad hanc Propaginem tuam ex ipsa originem traxsimus ….” ( …. concediamo e ordiniamo con le presenti lettere alla tua progenie, perché da essa noi pure abbiamo avuto origine … ).

All’epoca delle fazioni, i Carminati parteggiando per i ghibellini, combatterono i guelfi e sfidarono persino l’ira del duca di Milano e della Serenissima. Guagnino di Brembilla e Simone detto Simia, compaiono in un elenco di ghibellini del 1408 fra le famiglie legate ai Suardi, favorevoli al dominio su Bergamo di Pandolfo Malatesta. Nel 1428 la Repubblica di Venezia impadronendosi della città di Bergamo e del suo territorio, distrusse tutti i villaggi della Val Brembilla condannando gli abitanti a prendere la via dell’esilio, Così i Carminati e i brembillesi si trasferirono chi a Treviglio, altri nel lodigiano e altri nel milanese, dove il duca Filippo Maria li accolse e li protesse con privilegi e concessioni speciali. Giovan Battista nel 1655 si guadagnò onori e regalie per aver dato per primo l’annuncio della vittoria delle truppe cristiane contro i turchi. Componenti di questa casata, dedicatisi al commercio si arricchirono notevolmente tanto che poterono contribuire con l’esborso di centomila ducati d’oro per le necessità dell’erario della Repubblica veneta, esausto per la guerra di Candia.

Con decreti 26 e 30 aprile 1687 del Senato e del Maggior Consiglio i fratelli Giovanni Battista, Antonio, Alessandro e Carlo Alberto Carminati vennero aggregati al patriziato veneto Lo storico Bortolo Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei bergamaschi” ricorda di questa famiglia numerosi esponenti che nel corso dei secoli legarono il proprio nome ad imprese e fatti importanti. Molti di essi acquisirono importanti incarichi nell’ amministrazione pubblica ed esercitarono nobili professioni. Altri ancora, vestito l’abito religioso raggiunsero elevati gradi della gerarchia ecclesiastica. Jacopo viene ricordato sindaco della Val Brembilla e Giovanni studioso e professore; entrambi vissuti nel XV secolo. Giovanni Battista fu rinomato scultore ed intarsiatore del XVI secolo e Giovanni Guido (1878-1930) si rese famoso quale esperto pittore. Seguirono Giuseppe Garibaldi nella spedizione dei Mille: Agostino (1837-1911) e Antonio Pietro (1842-1880) distinguendosi per il loro valore; il primo fu ferito nella battaglia di Calatafimi. Temistocle di Caravaggio fu corrispondente di Giuseppe Garibaldi, a lui l’8 maggio 1866 il condottiero scrisse una lettera, esprimendo lodi ed ammirazione nei confronti di Bergamo e dei bergamaschi.

Giovanni Battista da Caravaggio scultore ed intarsiatore, che con altri abili artigiani operò a Venezia nei primi anni del Cinquecento. Un altro Giovanni Battista autore (1739) del grande armadio a due ordini del santuario della B.V, di Caravaggio L’abate Giovan Battista vissuto nel XVIII secolo, è ricordato quale poeta ed autore di diverse composizioni, Giuseppe nato a Palazzago nel 1903 fu valente musicista, compose un’ opera in tre atti: “Corso”, rappresentata anche al teatro Duse di Bergamo nel 1934 e di una cantata-oratorio Meditatio: vanitas mundi, eseguita anche a Milano; oltre a Messe ed altra musica di genere sacro. Antonio nato a Brembate Sotto nel 1859 fu un apprezzato scultore e morì a Milano nel 1908 dove lavorò a lungo. Dei Carminati che ebbero dimora in Brembilla si ricorda una famiglia di abili intagliatori e intarsiatori detti Pistóla, la cui bottega venne gestita da Agostino (1844-1920) con l’aiuto dei figli Alessandro (1876-1925) e Angelo (1879-1960). Essi realizzarono numerose opere fra le quali: il banco dei parati, le cantorie e le bussole della chiesa parrocchiale di Brembilla. Da Angelo nacquero: Agostino (1903-1922) e Battista (1907-1955) che proseguirono l’attività di falegnami, così come i loro figli ai giorni nostri. Esponenti di questa famiglia appartennero alla famosa Compagnia dei Caravana di Genova. All’inizio del 1300, le tristi condizioni sociali del tempo, le guerre di fazione che insanguinavano i nostri paesi, la popolazione decimata dalla peste e dalla carestia oltre che l’opprimente fiscalità dei Visconti di Milano, favorirono l’emigrazione dalle nostre valli. Fu così che alcuni valligiani si trasferirono presso il porto di Genova e improvvisandosi facchini fecero fortuna, conquistando il diritto esclusivo dello scarico di tutte le merci del porto.

La Compagnia dei Caravana già costituita nel 1340 era originariamente sorta per mutuo soccorso verso tutti i lavoratori del porto, poco dopo la sua costituzione il diritto d’appartenenza venne ristretto ai soli lavoratori bergamaschi provenienti dalla Valle Brembana. Con il tempo la Compagnia crebbe d’importanza per onori e privilegi. Afferma il Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi” che sebbene contrastata, specialmente dai lavoratori genovesi, la corporazione resistette attraverso i secoli, calcolandosi nel ‘600, che i valligiani, mandassero circa 12.000 ducati all’anno alle loro famiglie. A tal proposito il Mairone da Ponte nel suo Dizionario Odeporico afferma che molte famiglie traevano sussistenza dal porto franco di Genova, essendo proprietari di alcuni posti di Caravana in quel porto. Numerosi i componenti di questa illustre schiatta che persero la vita per la Patria nel primo conflitto mondiale (1915-1918); i fanti Antonio, Battista, Giov Battista e Giuseppe, i bersaglieri Bartolomeo e Tomaso e l’alpino Giovanni Battista di Brembilla. Battista di Pietro, Battista di Battista e Giuseppe di Zogno. Giacomo di San Pellegrino. Sandro e Giovanni di Ubiale. Aquilino di Sedrina. Luigi di Peghera, Antonio di Gerosa e Battista di Corna Imagna. Mentre durante la seconda guerra mondiale (1940-1945) perirono i fanti Battista e Giovanni, l’artigliere medaglia d’argento Italo di Brembilla. Il soldato Antonio di Locatello Imagna, Pietro e Amos di Corna Imagna, Roberto e Giuseppe di Sedrina, Pietro e Antonio di Locatello.