Busi

ARMA: D’azzurro alla torre d’argento, merlato alla guelfa, aperta e finestrata di nero, accostata da due leoni affrontati e controrampanti, quel di destra di rosso, quel di sinistra d’oro, il tutto movente da una campagna di verde. (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane di G.B. di Crollalanza, Vol. 3°, Pag. 191).

BusiCASATA: il ceppo di questa famiglia stabilitasi nella Valle Brembana, pare abbia origine da Fuipiano al Brembo. Fra i suoi componenti ebbe maggior risonanza Giovanni, pittore di ottimo talento, che soleva firmarsi Joannes Carianus e quindi divenuto più noto come Giovanni Cariani. Nacque tra il 1480 e il 1490 a Fuipiano al brembo o secondo qualcuno a Venezia, ma pur sempre da Giovanni Busi detto Cariani di Fuipiano, che a venezia esercitava l’ufficio di “preco ed ministerialis curiae Palatii, o comandator del Magistrato del poprio” , incarico oggi equivalente a messo o ufficiale giudiziario incaricato delle notifiche. I Busi erano comunque numerosi a Venezia e nel 1508 essi si riunivano in S. Rocco in numero di ventotto, per dotare di beni la chiesa di Fuipiano, loro paese d’origine. Essi esercitarono in quella città nobili professioni, come quella dell’orificeria; raggiunsero con i commerci, ragguardevoli posizioni sociali, assumendo incarichi pubblici nell’ordinamento veneziano. Il Cariani passò dunque l’infanzia a Venezia, e poi, si può ben dire, visse costantemente in quella città, dove nel 1517 era uno dei capi della Scuola dei Pittori. Per quanto egli abbia risentito l’influsso degli artisti maggiori del suo tempo, quali il Giorgione e il Palma, anch’egli bergamasco, di cui fu amico e discepolo, mantenne però una sua distinta personalità. I suoi ritratti sono vivi di naturalezza, come il “Giovanni Benedetto Caravaggio” e la “Testa d’uomo con cappello” conservati presso l’Accademia Carrara. Altri ritratti e madonne sono esposti alla Galleria di Venezia e nella Galleria Borghese. Caratteristico far tutti è il quadro della “Madonna col Bambino fra due gruppi di santi” ora a Brera, ma prima a Bergamo nella chiesa di San Gottardo. Anche altre chiese e raccolte private, vantano opere del Cariani sempre più ammirate e ricercate.

Il pittore morì poco dopo il 1547; dal testamento di Perina, sua figlia adottiva, risulta infatti che in quell’anno egli era ancora vivente: Una linea di questa famiglia ebbe dimora da tempi immemorabili in Val Bretta o Beretta nella più conosciuta Val S. Martino. Nelle imbrevature del notaio Viviano Alberto Gatti nel 1287, vengono citate case dei Busi “… in territorio de la Bretta ubi dicitur ad Roncalia ………” mentre in atti dello stesso notaio nel 1301, viene citato “Andrea filius quondam Johanni de Busi della Bretta ….” Altre notizie riguardanti esponenti di questa famiglia si rilevano in successivi atti notarili, nei quali anche se dislocati in vari paesi dell’Isola tra l’Adda e il Brembo fanno sempre riferimento alla loro origine della Val Beretta. Il capitano veneto Zuanne da Lezze nella sua “Relazione dell’anno 1696 sulla città e territorio di Bergamo” descrive la terra di Tor de Busi; anche se già negli Statuta Municipalia Vallis Sancti Martini del 1435 è citato un Turre de Busis.

Oggi della torre purtroppo non rimangono che il nome ed il ricordo tramandatoci dagli storici. Pochissime sono comunque le notizie del ramo di questa famiglia, che con l’andar del tempo ebbe in queta zona ad estinguersi. Si hanno inoltre notizie di altre linee di Busi, pare sempre di questa famiglia, dimorante in diverse regioni e città dell’Italia settentrionale, come ad esempio a Casalmaggiore nel cremonese, dove Filippo, Infante di Spagna e duca di Parma, nel 1752 concesse il titolo di conte ai fratelli Evaristo e Giovan Felice Busi e l’imperatrice Maria Teresa, concesse agli stessi il titolo di conti della lombardia austriaca. L’imperatore Francesco I d’Austria nel 1816, confermò nell’antica nobiltà con il titolo di conti i fratelli Giuseppe e Antonio, diritto trasmissibile per primogenitura maschile. Una linea di questa famiglia pose radici a Valtorta; dove da secoli è fra le più numerose del paese; data la scarsità di gamma di nomi propri, le famiglie e gli individui si distinguevano con nomignoli curiosi, (scotöm), che ancor oggi si conservano e si tramandano. Pietro nato a Valtorta l’1 settembre 1677 da Paolo e Anna Maria Regazzoni, è ricordato come buon falegname, tanto che viene citato spesso in documenti con il soprannome di marangone. Nel 1704 collaborò come lavorante dell’intagliatore Francesco Clivati di San Pellegrino alla realizzazione del pulpito per la chiesa parrocchiale di Valtorta.

Negli anni 1706-1711 in collaborazione con il celebre Antonio Rovelli di Cusio, costruì il credenzone della sacrestia dell stessa chiesa, lavoro di buona fattura. Realizzò anche opere minori, nel 1717 è ancora citato in alcuni documentì, l’annotazione della sua morte non compare nei registri anagrafici di Valtorta. In questo paese diversi esponenti di questa casata nel corso del tempo ricoprirono incarichi pubblici; tra essi si ricordano Paolo, che fu sindaco dal 1861 al 1866, Giovanni sindaco dal 1935 al 1945 fu Commissario Prefettizio e poi sindaco sino al 1946, Giuseppe dal 1956 al 1960. Fra i Caduti della Grande Guerra si ricordano; Baldassarre di Paolo, Battista di Giuseppe, Battista di Carlo, Carlo di Carlo, Carlo di Battista, Giacomo di Giacomo, Luigi fu Paolo e Paolo fu Battista. Giovanni, reggimento fanteria, venne decorato con medaglia di bronzo. Durante l’ultimo conflitto mondiale (1940-1945) risultarono dispersi i soldati Giovanni Battista e Osvaldo. Don Attilio, nacque a Piazza Brembana l’1 dicembre 1871 da Gugliemo ed Elisabetta Mostacchi, ordinato sacerdote nel 1895, venne nominato coadiutore a Carona, quindi nel 1895 a Zogno sino al 1908 quando divenne parroco di S. Omobono Imagna. Nel 1925 venne promosso parroco a Colognola in Bergamo, parrocchia che resse sino alla sua morte avvenuta nel 1944.