Beltramelli

ARMA: D’azzurro al destrocherio vestito di rosso, movente dal fianco sinistro, impugnante colla mano di carnagione una chiave d’oro, ed accompagnato da cinque stelle di sei raggi dello stesso, due in capo e tre in punta, e da due gigli d’argento nei fianchi (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane di G.B. di Crollalanza, Vol. 3°, Pag. 165).

BeltramelliCASATA: questa famiglia il cui cognome deriva dal diminutivo del nome proprio di Beltramo, trae le proprie origini da Moio dé Calvi, anche se si trova nel corso dei secoli, dislocata particolarmente in località Coltura di Lenna, ove ancor oggi il suo stemma appare scolpito sulla facciata di una casa. E’ documentata sin da epoca antica, infatti ad esempio, nei regesti presenti nei repertori detti appunto “Antiquitates Bergomi”, redatti dal ricercatore Giuseppe Girolamo Ercole Mozzi (1697-1777), si trova: 20 luglio 1427: Zanino fu Bonetto fu Zano di Mojo; 27 febbraio 1429 Antoniolo di Giuseppe detto Merino di Valnegra; 25 settembre 1429: Bonetto fu Zani Beltrame di Mojo; 14 maggio 1441 Giovanni detto Merlo fu Pedretto di Mojo; 15 febbraio 1458 Tonolo fu Giovanni detto Merlo, Bonetto di Lorenzo di Giovanni detto Merlo e Martino di Guarisco tutti Beltramelli di Mojo; 2 giugno 1481 Giovanni fu Antonio de Plazo Comune di Valnegra. Numerosi esponenti di questa famiglia dimoranti in alta Valle Brembana risultano impegnati nell’attività mineraria sin dal XVI secolo: 16 settembre 1539: Giovanni fu Gasparino di Moio affittò a Sebastiano Bonetti fu Zanetto di Baresi, abitante a Gromo di Val Seriana, una fucina sita ad Averara, per 16 lire imperiali annue.

29 maggio 1601:Mastro Mariano fu mastro Giacomo dell’Oro della Piana, vendette a Michele Donati di Lenna la metà della vena e delle pietre che si trovano ubi dicitur Sanettum et in Biscata, in Comune di Valnegra, che Mariano aveva acquistato dagli eredi del fu Sebastiano Calvi fu Andrea per 10 lire imperiali. 20 febbraio 1634: Anna fu Domenico, moglie di Lorenzo Calzina Ambrosioni fu Domenico della Cà di Averara, vendette a Giacomo Beltramelli fu Antonio della stessa contrada un mulino, una “follatura” e una fucina site alla Fontana di Ornica per lire 90. 29 luglio 1656: Nicola Ambrosioni fu Domenico di Ornica, agente a nome di sua moglie Caterina e degli eredi di Pietro Pasino Beltramelli, vendette a Carlo Milesi di Pietro di Cassiglio abitante in Ornica una pezza di terra e una chiodarola sita in Ornica sul torrente Tornasiggio. 13 agosto 1693: Giacomo Pesenti, parroco di Ornica, comperò da Caterina di Giacomo vedova del fu Battista Milesi detto Mambrino e dal di lei figlio Baldassarre, 1 dei 12 capi della fucina grossa di Ornica con utensili, attrezzature e diritti, per 380 lire di moneta veneta. Nell’archivio di Stato di Bergamo sono conservati numerosi documenti riguardanti l’alta Valle Brembana, rogati da notai della famiglia Beltramelli che si tramandarono da padre in figlio questa nobile professione: Gaspare fu Giacomo esercitò intorno al 1647 a San Mrtino oltre la Goggia, Gaspare fu Carlo Antonio tra il 1749 e il 1788, Carlo Antonio fu Gaspare stipulò atti fra il 1778 e il 1813, un altro Gaspare fu Carlo tra il 1799 e il 1807.

Nell’archivio parrocchiale di San Martino oltre la Goggia nel 1595 viene citato Giovanni Antonio quale “Ludi Magister” cioè docente. Ricoprirono la carica di Sindaci di quella chiesa Bono (1652-1807) e Carlo (1667). Nella documentazione riguardante la Confraternita del suffragio dei morti della stessa chiesa, Giovan Battista della Coltura di Lenna, mantenne l’incarico di tesoriere dal 1770 al 1774 e poi Sindaco negli anni 1776, 1777-1778 e 1783; Santo fu Sindaco nel 1788. Don Paolo di Lenna, fu parroco di Mezzoldo dal 1800 al 1802. Giuseppe fu Sindaco di Lenna dal 1867 al 1872. Nel volume ”Cenni storici del Santuario della M.V. Addolorata della Coltura”, edito nel 1880, in occasione del terzo centenario dell’apparizione, nell’elenco dei miracolati risulta: Anno 1805, 20 settembre. Gio. Battista Beltramelli fu Giuseppe, nell’età di diciannove anni, mentre stava lavorando nella casa detta dè Bonì nella Coltura, dalla loggia esterna alta otto metri cade capovolto in sul selciato della strada comunale sottoposta senza soffrire danno alcuno, perché aveva invocata la Madonna. All’istante si reca al Santuario per ringraziare Maria, Moriva nell’anno 1859 all’età di 73 anni. Nei mesi di maggio e giugno del 1873 il sacerdote Pietro Beltramelli fu Giov. Battista, nativo di Coltura guardò il letto per ben quaranta giorni per una ostinata infiammazione di cuore e di fegato. Conosciuto ogni vano rimedio e disperando ormai anche il medico curante, rivolgesi al Cielo e fa voto se guarisce, di celebrare una Messa con scoprimento dell’Immagine. Pochi giorni dopo abbandona il letto e si reca in patria a sciogliere il suo voto.

Il sopracitato Don Pietro (1829-1906), originario di Coltura, fu parroco dal 1881 al 1906 a Spinone dove morì. Nel 1898 costituì un legato di lire 1.500 a favore della sua parrocchia di origine. Donò la statua della Madonna della Coltura opera di G. Nardini e Rossi di Milano (1903); si conserva ancora il calice da lui donato al Santuario. Il dott. Gio. Battista (1861-1951) fu un raro esempio di costanza e di attaccamento alla professione di medico. Mantenne la condotta di Averara-Santa Brigida e Cusio per 44 anni: Ritiratosi per limiti di età, nel 1930, trascorse una lunga serena vecchiaia nella sua casa della Coltura. Fu decano della parrocchia e dei medici della Lombardia. Vincenzo fu il primo sindaco di Clanezzo del Regno d’Italia (1861 con re Vittorio Emanuele II). Durante il primo conflitto mondiale (1915-1918), morirono in combattimento i due fratelli Battista e Pietro di Celeste di Lenna e due soldati di Cassiglio Giovita e Giuseppe; mentre nel corso della seconda guerra mondiale perirono il soldato Luigi di Cassiglio e il partigiano Felice, abitante a Dalmine ma lennese di nascita. Quest’ultimo, fatto prigioniero dalle Brigate nere nei pressi del Culmine di San Pietro (il passo che unisce la Val Taleggio con la Valsassina) e fucilato il 30 dicembre 1944.