Galizzi

ARMA: Spaccato; nel 1° d’azzurro, al gallo al naturale, passante; nel 2° di rosso pieno; colla fascia di nero attraversante sulla partizione. (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, estinte e fiorenti, compilato da G. B. Di Crollalanza. Vol. 3° Pag. 236).

Galizzi

CASATA: questa famiglia è documentata nella bergamasca fin dai tempi antichi, particolarmente attiva nella zona di San Pellegrino Terme e San Giovanni Bianco in Valle Brembana. Molti suoi esponenti si resero famosi quali illustri artisti. Don E. Mangili, collaboratore di B. Belotti nelle ricerche storiche della Valle Brembana, sulla scorta di documenti riferiti anche da altri studiosi, affermava che generalmente si usavano citare come componenti della famiglia Santa Croce, i pittori provenienti dalla località di fronte a S. Pellegrino sulla riva sinistra del Brembo, mentre in realtà essi appartennevano alla famiglia Galizzi e si distinguevano in “De Vecchi” e “Rizzo”. Il loro capostipite in arte è Francesco, di Simone da Santa Croce, di cui sono specialmente note un Madonna dipinta per la chiesa di S. Maria degli Angeli di Murano e un’ Annunciazione (1504), già a Spino al Brembo, ed ora conservata all’Accademia Carrara. Anche il trittico già esistente nella parrocchiale di Lepreno e raffigurante i Santi Alessandro, Giacomo e G. Battista, con la firma Francesco de Simon da Santa Croce feciit anno MDVI, si trova oggi all’Accademia Carrara donato da Giovanni Piccinelli.

Questo primo dei Santa Croce, con testamento del 28 ottobre 1508, lasciava pennelli, colori e disegni a Francesco Rizzo (di ser Bernardo quondam ser Ioannis de Vechis de Santa Croce), il nome esatto del quale è dunque Francesco Galizzi o Rizzo dé Vecchi (olim Vegii) da Santa Croce. Egli era figlio di Bernardino Galizzi dé Vecchi, misurator frumenti. Egli fu pittore di talento e autore fra l’altro del quadro intitolato Noli me tangere datato 1513 e che ora è conservato presso l’Accademia di Venezia.; ebbe due fratelli, pure pittori Vincenzo morto nel 1532 e Giovanni, morto quest’ultimo nel 1565, e autore della Madonna dei conti Agliardi e dei Santi Fermo e Rustico dell’Accademia Carrara. Maggior fama però ebbe Gerolamo da Santa Croce, di cui si ricordano specialmente la Cena degli Apostoli, nella chiesa di S. Martino a Venezia (1549), S. Giovanni evangelista e S. Alessandro, oggi alla Galleria Nazionale di Londra, la Madonna con S. Luca, S Giovanni e S. Marco, che si conserva a Brera, i Santi e la scena campestre dell’ Accademia Carrara, la Vocazione di S. Matteo nel museo di Bassano Veneto. Gerolamo morì a Venezia il 9 luglio 1556; e la su tradizione continuò con il figlio Francesco (1516-1584) e con il figlio di costui Pietro Paolo, “con la morte del quale” scive il Ludwig, “si estinse nel 1622 la famiglia dei pittori Galizzi di Santa Croce. Dell’ultimo Francesco da Santa Croce, esiste un quadro nella chiesa di Chirignano presso Mestre, di Pietro Paolo, una Maddalena all’Accademia di Venezia.

Lo storico bergamasco Bortolo Belotti ricorda fra i pittori bergamaschi: Giovanni vissuto nel XX secolo, che frequentò l’Accademia Carrara e fu allievo del Diotti. Giovanni Battista (1882-1963) autore fra l’altro dell’affresco nella maggiore sala del Tribunale di Bergamo, e dei sedici pannelli del palazzo dell’Economia, insigne illustratore di libri difficilmente eguagliato, suo fratello Camillo, architetto e pittore bergamasco vissuto nel XX secolo, autore fra l’altro di chiese come quella di Sudorno, dedicata ai Caduti della grande guerra, quelle di Fiobbio, di Bratto, Cisano, Albegno, Comenduno e Gandellino. Luigi di Ponte S. Pietro (1839-1902), eseguì gli affeschi della parrocchiale di Levate, di Calusco d’Adda e sull’ingresso di S. Bartolomeo a Bergamo, oltre al Transito di S. Giuseppe nella chiesa di S. Alessandro della Croce. Giuseppe Giupponi in “Cognomi e Famiglie della Valle Brembana e Imagna”, ricorda che numerosi esponenti di questa famiglia si dedicarono con capacità al lavoro edile e, nel Novecento, più di un ramo sviluppò attività artigiane (fucine con magli), commerciali (legna, legname e carbone di legna) e trasporto merci. Nel corso della Prima guerra mondiale (1915-1918), perirono quattro giovani soldati di S. Gallo: Angelo, Colombo, Battista e Felice; due di Fuipiano al Brembo; Giuseppe e Giovanni; due di S. Pellegrino Carlo e Giovanni e Luigi a S. Pietro D’Orzio.

Durante la seconda guella mondiale (1940-1945) caddero Francesco, Giovanni e Vittorio di S. Pellegrino; mentre di S. Giovanni Bianco si ricordano Gaetano, Giovanni e due omonimi Pietro. L’ex fante Evaristo di S. Gallo, passato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 nelle fila dei partigiani, venne fucilato dai nazifascisti, nel corso di uno dei loro primi rastrellamenti a Cantiglio in Val Taleggio, la mattina del 4 dicembre 1943. Il Prof. G. Pietro (1898-1977), fu un insigne letterato, studioso di S. Pellegrino e della Valle Brembana, autore di diversi scritti, fece parte dell’Amministrazione Comunale di S. Pellegrino prima dell’avvento fascista, resse poi come Sindaco quel paese per il decennio 1956-1966; alla sua memoria nel 1989 venne dedicata una via. Il figlio Gian Pietro, omonimo del padre, fu Presidente dell’Amministrazione Provinciale di Bergamo nel quinquennio 1985-90 e Sindaco di Bergamo nel lustro successivo. Il giudice Adriano, fu Procuratore Capo del Tribunale di Bergamo. Il ragioniere Giovanni Battista, già sindaco di S. Pellegrino, essendo stato partigiano in Francia, racconta nel suo libro-diario “Firmin l’alpino anomalo” la crisi morale e politica che lo indusse a passare da soldato della Repubblica Sociale a membro della resistenza francese.