Calvi

ARMA: Spaccato nel 1° d’oro, all’aquila di nero; nel 2° di rosso al busto d’uomo calvo vestito di nero. (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane di G.B. di Crollalanza, Vol. 3°, Pag. 194).

CalviCASATA: la famiglia è originaria di Moio, detta appunto dé Calvi; si tratta indubbiamente di una delle più antiche ed importanti dell’oltre Goggia. E’ documentata già nel IVX secolo, infatti il 19 gennaio 1331 troviamo fra i vicini del Comune di Valnegra Bonetto fu Alberto, Accurso fu Giovanni e Ventura fratello di Accurso. Il cronista Castello Castelli nel suo diario o “Cronicon bergomense guelpho ghibellinum” ricorda Perino capo dei ghibellini dell’oltre Goggia che nel 1398 guidò un attacco a Premolo. Nel Quattrocento, componenti di questa famiglia presero parte attiva nella vita amministrativa e sociale; nel 1438 Bonetto fu Giovanni risulta far parte della delegazione inviata dal Comune di Valnegra per giurare fedeltà al duca di Milano, nel 1454 Pedroto figura fra i procuratori mandati a giurare fedeltà a Bartolomeo Colleoni che aveva occupato il territorio bergamasco per conto dei Visconti, Signori di Milano.

Diversi sono gli esponenti di questa casata che esercitarono sul territorio dell’alta Valle la nobile professione notarile fra i quali: Gio. Maria fu Giacomo di cui si conservano atti rogati tra il 1538 e il 1557, Michele fu Giacomo che rogò fra il 1560 e il 1610, Bortolo fu Michele attivo fra il 1557 e il 1615 del quale più di ogni altro si conservano atti notarili contenenti una miriade di importanti notizie sulla vita politica, religiosa e sociale di Moio e dei paesi vicini. I suoi figli Gio. Angelo e Michele continuarono con successo la stessa professione, il primo attivo fra il 1574 e il 1583 ed il secondo dal 1584 al 1629. Successivamente sono documentati Gio Battista fu Antonio Calvi Susa (dal 1682 al 1731), Angelo Maria fu Gio. Battista Susa (dal 1724 al 1734), Gio. Battista fu Gio. Domenico Susa ( dal 1736 al 1748), Francesco fu Domenico ( dal 1780 al 1787), Antonio fu Domenico Calvi Toletti (dal 1788 al 1807). Il Dott. Felice nato a Moio nel 1588, fu insigne chirurgo del tempo, direttore per diversi anni dell’ospedale di Bergamo e più tardi dell’ospedale Grande di Milano. Importanti rimangono i suoi studi sulla chirurgia del tempo e i trattati di medicina che egli pubblicò.

Passò i suoi ultimi anni nel paese natio, dove egli aveva costruito una villa in località Curto; nella stessa località provvide a sue spese a costruire una chiesetta dedicata alla Natività di Maria, iniziata nel 1625 ma benedetta solo nel 1651; nella vecchiaia ne mantenne il decoro, come risulta negli Atti della visita pastorale del vescovo Gregorio Barbarigo del 1658. La morte lo colse il 21 giugno 1661. Con il passare del tempo, a Moio, i vari nuclei della famiglia accrebbero notevolmente e di conseguenza, fu introdotto l’uso di affiancare al cognome, dei soprannomi distintivi dei vari rami; si ebbero così i Calvi Cagnoni, i Calvi Toletti, i Calvi Chirurghi, i Calvi Marchiondi, i Calvi Susa, Calvi Bocalini e tanti altri. Specialmente dal XV secolo, alcuni membri si trasferirono da Moio in altri paesi, in particolare al Cantone ed alla Coltura, oltre che a Piazza Brembana ed a Ornica. Il ramo dei Calvi Bocalini da Moio si trasferì al Cantone e da qui una diramazione si stabilì a Piazza dove diedero origine ad un’importante discendenza che si illustrò con diversi suoi componenti: il dottor Gerolamo (1801-1848) laureato in legge, apprezzato letterato, diede alle stampe diversi suoi studi, ottimo musicista e compositore, fu fra i promotori dei moti rivoluzionari contro il dominio austriaco, in stretto rapporto con Johann Simon Mayr. L’ing. Santo (1803-1854), don Giov. Battista (1809-1852), don Marco (1813-1876) divenuto prevosto a Gazzaniga e poi ad Urgnano, dove morì. Figli di Santo furono don Michele (1827-1897) parroco a Valgoglio e l’ing. Natale (1826-1892) che progettò importanti linee ferroviarie meridionali e fu per 25 anni sindaco di Piazza Brembana. Egli fu padre dell’ing. Santo (1856-1912), progettista fra l’altro del campanile di San Martino oltre la Goggia e del cav. Gerolamo (1859-1919) per diversi anni sindaco di Piazza Brembana. Quest’ultimo sposò Clelia Pizzigoni (più nota come Mamma Calvi) e dalla loro unione nacquero fra gli altri: Attilio, Nino, Santino e Giannino, gli eroi della prima guerra mondiale, alla cui memoria a Bergamo ed in tanti paesi della bergamasca sono state dedicate piazze, vie e istituti scolastici.

Numerosi esponenti di questa famiglia abbracciarono la vita ecclesiastica, ressero parrocchie in alta Valle e nella bergamasca, ricoprendo vari ed importanti incarichi. Fra essi si ricordano a S. Martino oltre la Goggia: don Evaristo parroco (….1435-1446), don Pietro di Moio parroco nel 1483, don Paolo che fu il primo prevosto della costituita Plebania di S. Martino, dopo il distacco dalla Pieve di Dossena nel 1498. Don Defendente che successe nel 1552 a don Gio. Tomaso come parroco di Moio, dopo essere stato in precedenza parroco di Valleve. Rimase a Moio sino al 1567 e le valutazioni positive dei parrocchiani gli valsero la nomina ad arciprete di S. Martino dove rimase sino al 1582, l’anno prima della sua morte. Egli fu anche notaio; nel periodo in cui fu parroco di Moio; si trova la sua firma in qualità di secondo notaio in calce a vari atti notarili rogati dal notaio Bartolomeo fu Michele Calvi. Don Giov. Battista di Piazza, fu parroco di Cassiglio dal 1708 al 1715, poi di Foppolo per ben ventisette anni, quindi parroco a Valnegra sino al 1797 Don Giovanni Battista, nativo di Moio fu arciprete di Dossena dal 1734 al 1749, successivamente nel 1756, ritornato al paese natio fu eletto parroco. Don Matteo Giacomo nato a Moio nel 1746 fu parroco di Santa Brigida e poi a S. Pellegrino nel 1795, con il titolo di prevosto, oltre che di vicario foraneo sulle parrocchie di Santa Croce, Somendenna, Spino e Zogno; a lui si devono l’altare maggiore ed alcuni arredi della parrocchiale di S. Pellegrino. Morì il 2 giugno 1816.

Don Giuseppe nato a Moio nel 1755, si distinse sin dai primi anni della scuola per la sua propensione agli studi classici, giuridici e scientifici, avendo come condiscepolo il poeta e matematico Lorenzo Mascheroni. Divenuto sacerdote, continuò a dedicarsi agli studi, divenedo professore di retorica presso il Seminario di Bergamo. Esperto di diritto, poeta, umanista e oratore, si segnalò fra i maggiori esponenti della cultura bergamasca del tempo avendo rapporti di studi, di corrispondenza e di amicizia con i maggiori letterati del suo tempo fra i quali l’insigne cardinale umanista Angelo Maj, che gli era stato discepolo. Nel 1794 venne nominato arciprete di Telgate, dove ebbe modo di di farsi apprezzare anche per le sue doti di di zelante pastore. Morì il 6 gennaio 1829; diverse sue opere furono pubblicate. Don Ambrogio nato a Moio il 12 febbraio 1835, fu parroco di Cassiglio dal 1861 al 1979 e poi a Gazzaniga dal 1887 al 1901, ritratandosi negli ultimi anni della sua vita nel suo paese natale. Dopo la sua morte, avvenuta il 19 luglio 1911, grazie ad un suo lascito, venne costruito l’asilo che venne inaugurato nel 1915 intitolato al defunto benefattore. Don Dionisio nato a Moio il 7 agosto 1888, ordinato sacedote, dapprima coadiutore parrocchiale a Pizzino e Camerata Cornello, fu vicedirettore del collegio di Valnegra dal 1916 al 1930, svolgendo il servizio militare durante la guerra. Prestò servizio poi alla parrocchia di Spino al Brembo (1930-1936) e quindi ad Albano S. Alessandro dal 1937 sino alla morte, avvenuta il 30 settembre 1965. La sua figura si segnala per l’atteggiamento apertamente antifascista quando fu parroco di Albano, per cui fu anche arrestato e rinchiuso in carcere. Al suo ritorno in parrocchia la popolazione gli tributò una trionfale accoglienza.

Ad Ornica si ricordano quattro fratelli: don Antonio prevosto di Averara dal 1832 al 1884; don Giuseppe prevosto di Chiuduno dal 1839 al 1870, don Giovanni coadiutore ad Averara per 52 anni e morto nel 1891e don Arcangelo, sacerdote nel 1848 sempre ad Averara fino al 1909. Ancora nativi di Ornica don Carlo, parroco di Cusio dal 1866 al 1875 e don Giuseppe parroco del suo paese dal 1880 al 1888. Carlo Traini in “Musica e musicisti in Valle Brembana”, ricorda del Cantone San Francesco di Lenna, Giov. Battista (Maestrì) (1847-1937), egli insegnò prima nelle scuole di Roncobello e poi dal 1884, ininterrottamente per trentotto anni, presso la scuola Gervasoni di Valnegra. Ottenne dal Ministero della Pubblica Istruzione la medaglia d’oro di benemerenza e un diploma d’onore. La sua attività si estendeva anche al campo della musica per la quale aveva un’innata vocazione, mantenne l’incarico di organista di S. Martino per oltre quarant’anni. Sebastiano (1778-1843) farmacista di Valnegra, dispose che il suo patrimonio venisse destinato per l’istruzione dei fanciulli della zona, che allora mancava; la sua intenzione fu attuata poi dalla moglie Francesca Gervasoni, che diede origine all’istituto scolastico di Valnegra. Non vi è in Valle una scuola che vanti anzianità pari a questa, definita per importanza anche la “Sorbona di Gogìs”. In questo paese vengono ricordati i fratelli Enrico, Davide medaglia d’argento e di bronzo e Tranquillo, morti durante la prima guerra, mentre ad Ornica i fratelli Carlo e Luigi anch’essi deceduti con valore al fronte. Durante il secondo conflitto mondiale si ricordano di Santa Brigida i soldati Felice e Giovanni Battista caduti al fronte ed i civili Giovan Battista, Bruno e Giuseppe il primo deceduto in campo di concentramento e gli altri fucilati per rappresaglia.

Di un ramo di questa famiglia originario di Moio, ma trasferitosi in città, si rese illustre Padre Donato nato a Bergamo nel 1613, entrato giovanissimo nell’ordine degli Agostiniani, venne eletto più tardi priore del convento di S. Agostino in Bergamo, quindi ebbe importanti incarichi nell’ambito del suo Ordine, sino a diventare Vicario Generale della Congregazione. Diede alle stampe numerose opere ancor oggi ricercate dagli studiosi di storia bergamasca tra le quali emerge per importanza l’Effemeride sagro-profana di Bergamo et suo Teritorio di quanto memorabile è quivi successo dai suoi principij fino a tempi presenti (1676), in cui sono raccolti in tre volumi i resoconti dei fatti di maggior interesse accaduti nella storia di Bergamo e provincia, raggruppati giorno per giorno ner corso di un intero anno. Padre Donato morì il 6 marzo 1678 nel suo convento di S. Agostino.