Gervasoni

RMA: Spaccato nel 1° d’oro, all’aquila di nero; nel secondo d’argento, ad una mitria episcopale sinistrata da un pastorale nascente dalla punta; colla fascia in divisa verde. (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane di G.B. di Crollalanza, Vol. 3°, Pag. 240).

GervasoniCASATA: pare che questa famiglia tragga origine dalla zona di Bordogna o Baresi, un tempo autonomi ed oggi unificati nell’unico Comune di Roncobello; anche i Gervasoni come altre famiglie sono un ramo dei Fondra-Bordogna, che si distinse con l’accrescitivo del nome proprio Gervaso o Gervasio. Viene documentata sin da tempi remoti; il cronista Castello Castelli nel suo diario o “Cronicon bergomense guelpho ghibellinum” ricorda che: “l’8 luglio 1398 i ghibellini d’oltre Goggia condotti da Perino Calvi, Ambrogio Gervasoni e Filippo Donati, fatta irruzione su Premolo, vi uccidevano tre guelfi, si impadronivano di molte bestie bovine e così tornavano trionfanti alle loro case.” Esponenti di questa famiglia appartennnero alla famosa Compagnia dei Caravana di Genova. All’inizio del 1300, le tristi condizioni sociali del tempo, le guerre di fazione che insanguinavano i nostri paesi, la popolazione decimata dalla peste e dalla carestia oltre che l’opprimente fiscalità dei Visconti di Milano, favorirono l’emigrazione dalle nostre valli. Fu così che alcuni valligiani si trasferirono presso il porto di Genova e improvvisandosi facchini fecero fortuna, conquistando il diritto esclusivo dello scarico di tutte le merci del porto. La Compagnia dei Caravana già costituita nel 1340 era originariamente sorta per mutuo soccorso verso tutti i lavoratori del porto, poco dopo la sua costituzione il diritto d’appartenenza venne ristretto ai soli lavoratori bergamaschi provenienti dalla Valle Brembana. Con il tempo la Compagnia crebbe d’importanza per onori e privilegi. Afferma il Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi” che sebbene contrastata, specialmente dai lavoratori genovesi, la corporazione resistette attraverso i secoli, calcolandosi nel ‘600, che i valligiani, mandassero circa 12.000 ducati all’anno alle loro famiglie. A tal proposito il Mairone da Ponte nel suo Dizionario Odeporico afferma che molte famiglie traevano sussistenza dal porto franco di Genova, essendo proprietari di alcuni posti di Caravana in quel porto. Alcuni esponenti di questa famiglia, risultano impegnati nell’industria mineraria sin dal XV secolo nella zona dell’alta valle; alcuni fra loro vennero ingaggiati, quali abili maestri in forni da fusione, anche in diverse regioni d’Italia.

In un documento del notaio don Giacomo Macheris Bordogna fu Bernardino di Bordogna si legge: 20 settembre 1675. I fratelli Giovanni Giacomo e Maffeo Gervasoni fu Gerardo della Cà di Bordogna promettono ai comproprietari della frera di S. Giorgio sul monte Sasso di scavare una galleria, da oggi sino al 25 marzo. Interromperanno lo scavo non appena troveranno il filone, ma se entro tale data non lo trovassero, sospenderanno comunque i lavori e riceveranno lire imperiali 50 per cavezzo di galleria scavato. 11 ottobre 1576. Mastro Giacomo di Girardo e mastro Salvatore Gervasoni di mastro Andrea di Foppacava di Bordogna, sono ingaggiati da mastro Giovanni Antonio Gervasoni di mastro recuperato di Baresi, agente di Giovanni Carrara abitante a Napoli, per andare a scavare minerale di ferro nelle miniere di Pezzano Casal de Stilo (Reggio Calabria) assieme a mastro Giovanni Antonio. Partiranno in ottobre e percepiranno un salario mensile di 11 e ½ scudi d’oro a testa.

In un documento del notaio Beltramino Ambrosioni fu Giovanni Angelo di Branzi si legge: 17 gennaio 1583. I fratelli m.ro Domenico e m.ro Paolo Gervasoni fu mastro Bordonio della Serrata di Baresi, promettono di scavare una massa e mezza di minerale nella “frera delli Lignoli” sul monte Sasso. Essi avranno dai proprietari lire imperiali 100. Numerosi furono esponenti di questa casata che abbracciarono la vita religiosa. Don Bernardino esercitò il suo ministero sacerdotale a Santa Brigida, guidando quella parrocchia dal 1523 al 1535. Don Giacomo di Baresi fu parroco del suo paese dal 1641 al 1648, quindi parroco di Moio sino al 1651 e ancora a Baresi dal 1658 al 1690. Don Carlo fu parroco di Fondra dal 1708 al 1735. Don Antonio di Bordogna fu parroco di Mezzoldo dal 1731 al 1740. Don Gio. Gherardo di Olmo, fu parroco di Ornica dal 1746 al 1749, quindi parroco di Baresi dal 1750 al 1753. Don Gherardo fu parroco di Cassiglio dal 1793 al 1815, Don Giacomo di Baresi fu parroco di Bordogna dal 1810 al 1837. Don Carlo di Baresi fu parroco di Foppolo dal 1819 al 1824. Don Giuseppe di Ronco(bello) fu parroco di Foppolo dal 1831 al 1841. Don Angelo fu parroco di Piazzatorre dal 1874 al 1881. Don Mario fu parroco di Piazzolo dal 1890 al 1910. Don Stefano Francesco (1866-1950) originario di Bordogna, uomo di profondo sapere, trascorse i suoi cinquantacinque anni di vita sacerdotale a Valtorta; i primi cinque come curato e poi gli altri cinquanta come prevosto. Si distinse come rinomato teologo e buon scrittore; di lui si hanno notevoli scritti.

Carlo fu Giovanni di Foppacava, detto Coronino (1705-1783) fu benefattore della chiesa e dei poveri di Bordogna ed è ricordato da una lapide posta sull’esterno della chiesa. Angelo e Giovanni Domenico che avevano sentito parlare della rivoluzione avvenuta in Francia, il 17 marzo 1794 innalzarono a Baresi il primo “albero della libertà” sul territorio bergamasco. Merita particolare menzione l’Opera Pia Gervasoni centro scolastico di Valnegra chiamato anche “Sorbona dei Gogìs” fondata nel 1865 con un sostanzioso lascito dei coniugi Calvi-Gervasoni, farmacisti del luogo, con il preciso scopo di facilitare ai fanciulli dell’Alta Valle l’istruzione elementare che allora mancava. Non vi è in Valle una scuola che vanti anzianità pari a questa. Il cav. Marco fu Giovanni, nato nel 1850, fu cancelliere della Pretura di Piazza e mantenne tale incarico per ben 52 anni. Maria (Capelù) nata a Baresi nel 1873, sposò il dott. Tommaso Mocchi di Lenna e insegnò nelle scuole elementari di quel paese ininterrottamente per oltre quarant’anni; ottenne dal Ministero dell’Istruzione la medaglia d’oro per la sua lunga attività di insegnamento. Mori nel 1949.

Oriente di Lenna, nato nel 1898, appartenne ad una famiglia di vetturali che dopo l’unità d’Italia, succedettero alla famiglia Mocchi nella concessione del servizio postale e di trasporto passeggeri lungo la valle Brembana. Fu l’ultimo postiglione della valle; al termine della prima guerra mondiale comparvero i primi mezzi motorizzati e successivamente con l’avvento della ferrovia, i mezzi di trasporto a cavallo furono definitivamente soppiantati. Furono sindaci di Baresi: il prof. Giovanni 1866-1869, Raffaele fu Giovan Maria 1872-1889, Carlo 1897-1901, il prof. Tullio 1907-1914 e 1924-1926; mentre furono sindaci di Roncobello: Filippo 1866-1868, Giovanni Battista fra 1869 e 1871, Giuseppe fra 1879-1880 e 1882-1883, Annibale 1890-1899. Fu invece Podestà di Bordogna, Baresi e Roncobello l’ing. Vittorio fra 1926 e 1927, consigliere provinciale mandamentale, curò la realizzazione della ferrovia della Valle Brembana, fu anche presidente della SACE. Furono sindaci di Bordogna: Francesco 1877-1887, Raffaele nel 1887, Domenico fu Stefano 1903-1917. Fra i Caduti del primo conflitto mondiale si ricordano di Baresi: Alessandro e Bernardo di Marco, Carlo fu Cristoforo, Emanuele di Giovanni, Giovanni di Gherardo, Giacomo di Giovanni, Raffaele fu Giovanni; mentre di Roncobello Sperandio fu Federico. Anche a San Gallo caddero nove giovani soldati di questo casato, mentre a Brembilla ne morirono otto fra cui i fratelli Angelo e Giacomo. Il tenente Angelo e Tullio di Baresi, furono decorati al valor militare, il primo con medaglia di bronzo ed il secondo con una medaglia d’argento, tre medaglie di bronzo ed un encomio solenne per essersi distinto con valore durante la prima guerra mondiale. Fra i Caduti della seconda guerra mondiale si ricordano a Roncobello Federico di Isacco, Colombo di Carlo, Battista di Serafino. A Baresi Bruno fu Giacomo, mentre Raffaele di Pietro risultò disperso. Di San Giovanni Bianco persero la vita Pietro, Mansueto, Aristide e Domenico; di San Pellegrino Celeste, Domenico e Luigi; di Ubiale Angelo e Filippo; di Sedrina Giuseppe. Un ramo della famiglia si trasferi alla Roncaglia di S. Giovanni Bianco ed anche alla Costa dei Lupi, a Predavalle, a Piazzalina nel 1541, ad Oneta nel 1558, a Sentino nel 1584. Alla fine del Seicento i Gervasoni risulteranno residenti in numerose zone della valle ed in città. Il professor Tullio, nato a Zogno nel 1848, anche se originario di Baresi, fu stimato naturalista, oltre che insegnante di Bortolo Belotti, politico e storico bergamasco. Pubblicò varie opere e per i suoi riconosciuti meriti venne nominato commendatore.