Calegari

ARMA: D’azzurro, ad una suola di scarpa d’argento, accostata da due fiori dello stesso, stelati e fogliati di verde, moventi dalla punta; col capo d’argento a tre gigli d’oro ordinati in fascia. Oppure: Di rosso a due fascie d’argento, accompagnate da tre stelle di sei raggi dello stesso, poste una in capo, e le altre due fra le due fascie. (Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane di G.B. Di Crollalanza Vol. 3° Pag. 194).

CalegariCASATA: Questo cognome deriva dal termine “calegaro” che significa calzolaio, legato ai sostantivi latini “caliga-ae” (= scarpa di soldato) e “caligarius-ii” (= calzolaio militare). Nel territorio bergamasco era detto “calegaro”, colui che era impegnato nella concia delle pelli; infatti le norme circa la limitazione dei luoghi in cui le pelli si dovevano conciare, il dazio e la vendita delle stesse, negli Statuti di Bergamo sono raccolte nei capitoli “De Calegaris”. Della linea di questa famiglia che prosperò nel territorio dell’Oltre Goggia, si trovano sin dai tempi più antichi ed in più occasioni, riferimenti ai suoi componenti nella storia dei paesi di Valnegra, Piazza, Lenna e Olmo. In un documento del 19 gennaio 1331 si trovano citati fra i vicini del Comune di Valnegra: Pasio e Degoldo detto Morello Calegari. Alcuni membri di questa famiglia si trovano citati ai tempi delle faide fra i guelfi e ghibellini, come appartenenti a quest’ultimi e capitanate dalla famiglia Suardi di Bergamo. In una pace sottoscritta a Pavia il 25 agosto 1393 fra le altre, sono citate le parentele dei Calegari di Valnegra ed in quello stesso anno Martino Calegari, fu catturato per concludere una pace con gli abitanti del Cornello. Don Antonio viene citato parroco della chiesa di Valnegra al tempo in cui si smembrò dalla arcipresbiterale di San Martino oltre la Goggia, con decreto del vescovo di Bergamo Lorenzo Gabrieli (1484 -1512).

Giacomo, nato a Piazza Brembana nel 1848, pittore, valido ritrattista, fu allievo dello Scuri e poi del Tallone; i suoi quadri sono conservati all’Accademia Carrara di Bergamo ed in diverse collezioni private bergamasche. Di lui si può ammirare fra l’altro il ritratto dell’arciprete don Angelo Tondini, conservato nella sacrestia della Parrocchiale di San Martino oltre la Goggia. Di questo artista si ha notizia sino al 1910, vivendo egli in Bergamo a Porta Dipinta. Carlo Traini in “Musica e musicisti in Valle Brembana”, afferma che nel 1889 per iniziativa di Eugenio Goglio, del cognato Antonio Calegari, ufficiale postale a Olmo al Brembo e di Giuseppe Calegari detto “Pì Pitùr” di Piazza Brembana, si costituì in quel paese una fanfara composta da una quindicina di componenti, ai quali presto se ne aggiunsero altri, sino a raggiungere una cinquantina di elementi; primo maestro della nuova banda fu Giov. Battista Rubuni, istruttore di quella di Romano Lombardo, che la diresse per tre anni, venendo due volte la settimana da quel paese a Piazza con viaggio lungo ed incomodo in diligenza.

Michele di Samuele, nato a Piazza Brembana nel 1897, morì il 2 marzo 1934, dopo diciotto anni di lunghe sofferenze per le ferite riportate nell’autunno del 1917 combattendo sul monte Pasubio. Appartenente al IV Reggimento Alpini, si distinse durante la prima guerra mondiale in molteplici combattimenti che gli valsero la promozione da caporale a sergente, sino a raggiungere il grado di Maresciallo Aiutante di Battaglia. Fu anche proposto per la Croce di S. Giorgio. Tornato nel paese natale, fu tra i fondatori del locale Gruppo Alpini. Giovanni di Giuseppe nato a Piazza Brembana nel 1890, fu fra i primi emigranti all’inizio del secolo scorso a recarsi per lavoro in America; morì il 20 dicembre 1959 a Santa Fè in Argentina.

Suo fratello l’ing. Luigi nato a Piazza Brembana il 24 agosto 1884, dopo aver frequentato gli studi superiori a Celana. Si laureò al Politecnico di Torino; combattè la prima guerra mondiale nel V reggimento Alpini; sul fronte dell’Adamello ebbe modo di disegnare i tracciati delle trincee e teleferiche ad alta quota, a Castellaccio e Lagoscuco; al termine del conflitto, venne congedato con il grado di capitano. Sposato con Rosa Margherita Calvi, sorella dei quattro eroi della Grande Guerra, venne nominato ingegnere della Provincia, ma in contrasto con il regime, venne sospeso dall’incarico e dovette accontentarsi di lavori saltuari per tutto il periodo fascista. Progettò alcuni edifici in paese, collaborò ai progetti delle nuove strade in alta valle e diresse i lavori di ricerca dele miniere di ferro al lago del diavolo sopra Carona. Morì il 4 agosto 1956. Suo figlio Giuseppe nato a Piazza Brembana il 15 agosto 1921, partecipò alla seconda guerra mondiale con il grado il sottotenente degli Alpini; morì sul fronte russo il 15 marzo 1943, venne decorato con medaglia al valore.

Santo fu Angelo nato a Piazza Brembana il 21 ottobre 1917, morì all’ospedale di Bergamo il 16 gennaio 1944 a seguito della malattia contratta durante il secondo conflitto mondiale. Giov. Battista, nato a Piazza Brembana il 18 ottobre 1895, da umile famiglia di coltivatori; non ancora ventenne si arruolò nell’esercito come allievo sergente in forza al battaglione “Morbegno” del V Reggimento Alpini, iniziando così la sua brillante carriera militare che da semplice alpino lo portò ad assumere uno dei più alti gradi dell’esercito italiano, quello di Generale di Brigata. Dotato di coraggio e fermezza, per le sue eroiche azioni durante la prima guerra mondiale, fu decorato di una medaglia d’argento e di due di bronzo, oltre alla Croce di guerra. Nel 1933 fu nominato Cavaliere della Corona d’Italia e nel 1936 decorato della Croce d’oro per anzianità di servizio. Scoppiata la seconda guerra mondiale, partecipò alle varie fasi del conflitto, meritandosi ulteriori benemerenze: Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia, Cavaliere Ufficiale del Re, Commendatore dell’Aquila d’oro, Cavaliere dell’ordine dei santi Maurizio e Lazzaro.

Dopo il periodo bellico, stabilitosi nella sua abitazione a Piazza Brembana, fu promotore della ricostruzione di associazioni combattentistiche e d’arma. Divenne Presidente della Sezione Combattenti e Reduci e Capogruppo Alpini di Piazza Brembana, Presidente della Sottosezione Alpini alta Valle Brembana e Presidente della Fondazione “Mamma Calvi”, sorta per suo personale interessamento. Morì il 29 gennaio 1968 ed alla sua memoria è stata dedicata una via nella zona Orenghi, dove egli ebbe i natali e dove visse. Bortolo Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei bergamaschi” ricorda della linea bergamasca di questa famiglia Cornelia, musicista e compositrice, nata nel 1644, entrò in convento nel 1661 e compose numerose musiche sacre.