Begnis

ARMA: Di rosso, al centauro d’argento, tenente colla destra una tromba in atto di suonare, e colla sinistra una clava dello stesso, passante sopra una campagna di verde. (Dizionario storico blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti, compilata da G.B. Di Crollalanza Volume 3° Pagine 163)

Begnis

CASATA: L’origine di questa stirpe non è ben definita; alcuni la vogliono derivata dai Begnes spagnoli, secondo altri sarebbe la forma latina di Begni antica famiglia dell’Italia centrale. Sta di fatto che la presenza di questa famiglia è sicuramente documentata in alta Valle Brembana, nella zona di Valnegra, sin dal 1300 durante le faide fra guelfi e ghibellini, quali esponenti di quest’ultima fazione. In un documento del 1389 Bono fu Venturino detto Matto e Zanino detto Ridana, entrambi di Valnegra, cedettero un pezzo di terra nel luogo o territorio di Valnegra confinante fra l’altro con gli eredi di Zoano detto Moltone Begnis di Valnegra ed altri Begnis. Castello Castelli cronista bergamasco vissuto tra il XIV e XV secolo scrive nel suo “Chronicon” che nell’aprile 1393 venne ucciso Corrado (o Corniolo) Begnis, partigiano della famiglia Suardi di Bergamo. Nello stesso anno Pata e Mascarino Begnis furono catturati per far loro concludere una pace con la gente del Cornello. Balsarino e Giovanni compaiono fra i capi della fazione ghibellina in un elenco del 1395.

Don Bettino fu parroco di San Martino oltre la Goggia nel 1395. In un documento stilato il 16 marzo 1481 per l’identificazione dei confini del Comune di Piazza Brembana, compare fra i testimoni “ …Liprando filius quondam Antonij Bulesse de Begnis dela Cultura …..” Nell’inventario dei beni immobili, arredi e corredi della già citata chiesa di S. Martino, stilato nel 1496, scritto su pergamena e conservato nell’archivio parrocchiale, vengono citati “ .…Guariscus dictus Papa filius quondam Antonioli et Georgius filius quondam ser Ioannis olim Domengini ambo de Begnis dela Coltura ….” Nella descrizione dei possedimenti della chiesa, contenuti in questo documento, numerosi sono i riferimenti ad esponenti di questa famiglia. Nell’accordo stipulato il 3 giugno 1499 a Venezia, per commissionare la pala d’altare, (che verrà affidata a Lattanzio da Rimini), fra i rappresentanti dei paesi committenti, figurano “….magister Morus quondam Martinj lapicida de Codussis (il famoso architetto Mauro Codussi nativo di Lenna) …ser Baldisera quondam Antonij de Begnis de la Cututa ambo concordes ….”

Bortolo Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi” ricorda fra i componenti della famiglia Begnis; Alessandro, scultore e inarsiatore del legno, che a Venezia lavorò nel coro della chiesa di S. Michele, nell’isola omonima (1534), lasciandovi anche il suo nome con l’epigrafe: “Alexandes bignus Bergomensis facevat XDXXXIV die VI Septembris”, e che successivamente (1542) lavorò nel coro di S. Tomaso in Forlì. Alcuni esponenti di questa famiglia risultano impegnati nell’industria mimeraria sin dal XV secolo. In un documento del 21 maggio 1543 Liprandino Begnis fu Guarisco detto Papa del Piano dell Cultura vende una parte di una fucina posta nella zona. In un altro del 14 febbraio 1562 Davide Begnis fu Giovanni ancora del Piano della Cultura promette di effettuare trasporti di carbone e ferro con tre muli. Con un atto notalile del 7 gennaio 1753 Antonio e Bortolo (o Bartolomeo) Begnis figli di Evaristo di Scalvino, cedettero e rinunciarono a favore della comunità locale a tutti i loro diritti sulla “Chiesola dè Begnis”, posta in quella contrada di Lenna, che venne in seguito ampliata e dotata di diversi legati per il suo mantenimento, ed ora posta sotto la protezione di S. Antonio abate.

Del notaio Gio. Batta Begnis sono giunti a noi atti da lui rogati a Lenna fra il 1796 ed il 1801. Don Melchiorre di Valnegra fu parroco di Moio dal 1536 al 1540 poi a Valnegra sino al 1560; don Silvestro pure di Valnegra fu parroco di Baresi nel 1585 e poi dal 1588 al 1590, a Ronco bello dal 1578 al 1585, quindi a Piazzolo nel 1594, ed ancora parroco di Valnegra dal 1567 in più riprese sino al 1613. Svolsero il loro ministero nella parrocchia di S. Martino oltre la Goggia don Celestino Maria di Lenna, dal 1769 al 1793 e don Lorenzo nel 1773; quest’ultimo con testamento olografo 24 aprile 1775 costituiva benefici parrocchiali fabbricati rustici e fondi prativi e boschivi posti sopra la foce del torrente Parina. Durante la Repubblica Cisalpina, Domenico fu Sindaco del Comune della Cultura. Don Pietro Antonio, della Cultura di Lenna, fu parroco di Fondra dal 1817 al 1827 e poi di Verdellino sino alla morte avvenuta nel 1873, pubblicò alcuni studi su due quadri esistenti nella chiesa di Fondra; fece parte della commissione per l’ampliamento della chiesa di San Martino; il 15 aprile 1869 sottoscrisse il contratto d’appalto con la ditta esecutrice dei lavori previsti dal progetto dell’architetto Antonio Preda.

Cipriano della frazione l’Oro di Lenna, fu primo maestro presso la scuola Pia Gervasoni di Valnegra, vi insegnò per sedici anni. Morì a soli trentasei anni nel 1884 e venne definito dai suoi contemporanei “Pius ac eruditissimus magister” . Luigi fu sindaco di Lenna dal 1899 al 1902. A Lenna durante la prima guerra mondiale Antonio, Lorenzo, i fratelli Lucio e Vincenzo perirono in combattimento, mentre Matteo morì nel 1916, dopo sei mesi di malattia causata dalle ferite contratte in guerra. Antonio fu Silvestro, Antonio fu Giuseppe, Carlo e Pietro, di Valnegra, così come i soldati Antonio e Paolo della Pianca, caddero durante la Grande Guerra. I combattenti Gaetano di Lenna, Francesco di Valnegra e Antonio di San Giovanni Bianco, morirono nel corso la seconda guerra mondiale. Tranquillo di Lenna capitano degli Alpini e reduce di Russia nel 1943, fu sindaco del suo paese dal 1957 al 1965 e dal 1970 al 1975, fu anche Consigliere provinciale di Bergamo (1965-1980) ed assessore ai lavori pubblici della Provincia di Milano, dove si era trasferito, dal 1975 al 1980 ed assessore ai servizi sociali dal 1980 sino alla morte avvenuta il 6 settembre di quell’anno. Nel 2003 morì in Bergamo, il notaio Fausto Begnis originario dell’alta Valle Brembana, lasciando un ingente patrimonio in favore dei bisognosi, che il Collegio notarile di Bergamo ha devoluto alla casa di riposo per anziani di Via Gleno a Bergamo