CASATA: Originaria di Valtorta e più precisamente della frazione Rava, viene citata fin da tempi remoti anche con la forma Ragazzoni. In un atto del 1297, riguardante l’attività mineraria di quella zona, fra i concessionari risulta Gaurisco figlio di Guidotto. In un atto di donazione del beneficio della chiesa di S. Antonio Abate della Torre, rogato nel 1367, si cita Alberto detto “Betta” figlio di Orlando di Valtorta. Nel 1313 a Valtorta, soggetta alla Pieve di Primaluna in Valsassina e quindi alla giurisdizione della diocesi di Milano, venne nominato dall’arcivescovo milanese, il Vicario Federico Regazzoni per governare il paese “pro sacra majestate caesarea sedens”. Dopo la pace di Lodi del 1457, con l’assegnazione definitiva di Valtorta alla Serenissima, iniziò l’emigrazione verso le città del dominio veneto, dove anche gli abitanti delle nostre valli, iniziarono nuove attività di commercio. Da uno de rami di questa famiglia, stabilitasi a Venezia, da Benedetto e Elisabetta Ricci, nacque nel 1536 Girolamo.
Frequentati i primi studi nella città lagunare, passò a padova, quindi indossato l’abito ecclesiastico si trasferì a Roma, dove i suoi meriti di virtù ed ingegno non tardarono ad essere riconosciuti. All’età di venticinque anni venne nominato vescovo di Nanziano, fu personaggio di grande cultura, partecipò al Concilio di Trento, dove pronunciò il discorso di chiusura. Divenne poi vescovo di Famagosta e ne sofferse il terribile assedio turco, dopo la caduta della città, tornò a Roma e venne nominato Visitatore Apostolico, quindi nel 1577 Vescovo di Bergamo. Lasciò grande memoria di sé per le sue ripetute Visite pastorali, per i suoi Sinodi e per la sua carità; fu un illuminato e vigoroso attuatore della riforma tridentina. Numerosi esponenti di questa famiglia si trovano documentati durante il corso dei secoli nell’attività mineraria, assai florida in alta Valle Brembana. 21 maggio 1613. Giovanni Paolo Regazzoni fu Tomaso detto Poletto, vende al notaio Gerolamo Buzzoni fu Giovita che accetta anche a nome di suo fratello Ambrogio, tutti di Valtorta, una fucina grossa in località Serta Piana in comune di Valtorta.
7 novembre 1568 Giovanni Pietro Regazzoni fu mastro Giacomo, a nome suo e del fratello Orlando affitta a Mattia Calvi, detto Bocalino fu Mariano di Moio, una fucina grossa sita in Valle Stabina in località “Fusina vetus”per un compenso di dodici scudi d’oro l’anno. 9 aprile 1589: Pietro Milesi fu Abramo di Valtorta vende a Federico Regazzoni fu Simone detto Mosca di Valtorta, la metà di una fucina grossa sita in Valtorta, detta la fucina del Ronco con la relativa parte degli utensili, attrezzature e diritti. In un atto del notaio Giacomo Guarinoni di Averara viene citata una fucina posta in Valtorta in località “Menader”, presso la valle Frasnida di proprietà Regazzoni. Del ramo che si conservò a Valtorta, alcuni esponenti vennero nominati parroci del paese: don Angelo dal 1498 al 1523, al quale succedettero don Giovanni Antonio dal 1523 al 1535 (poi prevosto a Santa Brigida sino al 1587) e don Battista dal 1535 al 1574, che resse la parrocchia quando San Carlo Borromeo venne in Visita Apostolica (23 e 24 ottobre 1566). Furono sindaci di Valtorta: Giacomo dal 1866 al 1871, Giosuè dal 1878 al 1885, Carlo (Preedù) dal 1914 al 1921, Paolo (Preedù) dal 1921 al 1926 ed anche Podestà nel 1935, Giovanni (Maì) dal 1948 al 1951 e ancora Paolo (Preedù) dal 1951 al 1956. Della linea dei Regazzoni di Valtorta detta Quattrolegni, si ricordano alcuni esponenti che ispirandosi all’opera dei Rovelli di Cusio, realizzarono discrete opere di falegnameria, giunte anche ai giorni nostri; in particolare Alessio (1677-1720) e Giuseppe (1703-1792). Di un’altra famiglia Regazzoni di Valtorta detta Cazulo, si ricordano due abili artigiani del legno, Giacomo (1684-1750) e Pietro (1683-1749) anch’essi applicando la tecnica di intarsio ispirandosi ai Rovelli, realizzarono opere di discreta qualità. Durante la prima guerra mondiale (1915-1918), di Valtorta persero la vita; Antonio fu Antonio, Antonio di Carlo, Antonio di Giuseppe, Antonio fu Valentino, Carlo fu Carlo, Giuseppe fu Antonio, Giuseppe fu Giuseppe, Giuseppe di Pietro.
Mentre durante il secondo conflitto mondiale (1940-1945), perirono Giuseppe e Antonio. Una diramazione di questa famiglia si stanziò a Santa Brigida dove è presente tutt’ora; fra i suoi esponenti si ricordano don Carlo Francesco parroco dal 1741 al 1743 e poi prevosto sino al 1752, don Giov. Battista parroco di Ronco(bello) dal 1840 al 1881, don Giuseppe parroco di Cusio dal 1785 al 1792. Alcuni Regazzoni di Santa Brigida furono abili falegnami e vengono considerati i prosecutori nell’arte dell’intarsio della stirpe dei Rovelli di Cusio (XVI e XVII sec), fra essi si ricordano: Angelo (1750-1828) di Pietro autore fra l’altro del coro della chiesa parrocchiale di Cusio, Giuseppe Giovanni (1853-1918) di Paolo. Paolo Battista (1889-1975), più comunemente noto come Paolino, fu ebanista, intarsiatore ed intagliatore. Suonatore di cornetta, che imparò dal maestro di Banda di Piazza Brembana e di tromba, suonando la quale fece parte di un’orchestrina di Piazza. Dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale, suonò per dodici anni nella Banda di Piazza Brembana. Fu promotore, vicemaestro, maestro, direttore e quasi esclusivo costitutore e sostenitore della Banda di Santa Brigida, che istituì nel 1927. Fra i ventidue Caduti della prima guerra mondiale di questo paese si ricordano Andrea di Antonio, Carlo di Luigi, Francesco fu Francesco, Giuseppe fu Martino, Giuseppe fu Battista e Pietro fu Battista. Durante la seconda guerra mondiale combatterono sul fronte russo Gian Battista, che morì nel 1943 nella battaglia di Nikolajewka e Giuseppe, disperso durante la ritirata. Giovanni fu deportato in Germania e là morì nel 1944. Sin dalla seconda metà del XVI secolo, un altro ramo proveniente da Valtorta si stabilì a Piazza Brembana; al tempo della Repubblica Cisalpina, durante il ministero dell’arciprete Francesco Mocchi (1796-1817), Domenico era sindaco del paese; lo si rileva da una petizione alla “regia imperial delegazione” per la costituzione di una Cappellania. Bortolo (Parèi), fece parte di quella formazione musicale, creeata dall’artista poliedrico Eugenio Goglio, composta da soli strumenti a corda, che divenne famosa in tutta la zona e durò sino al 1922.