CASATA: Antica e nobile famiglia la cui ortografia che si trova alternata anche nelle forme di Canal e Canale. E’ diffusa in diverse regioni e città d’Italia da Venezia, a Ferrara, Genova, Pinerolo, Chieri, Terni, Perugia, Rieti. Pare che il ramo formatosi nella bergamasca tragga le sue origini da quello veneziano, comunque ebbe la sua maggior espansione nel nostro territorio con l’avvento del dominio della Serenissima. Ne è accertata la presenza sin da tempi antichi oltre che in Bergamo, nella Valle Seriana e Brembana. Bortolo Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi”, ricorda: Nicolò, Vescovo di Bergamo (1342) e poi Arcivescovo di Ravenna – Nel XV° secolo,: Giovanni, nobile veneto, primo Governatore della Valle Seriana Superiore e Nicolò, Rettore della città di Bergamo. Bernardo, fervente sostenitore della politica avversa al dominio austriaco in Italia, giustiziato insieme con altri patrioti il 7 dicembre 1851 – Tarcisio Salvetti nella sua pubblicazione su San Giovanni Bianco, ricorda il Dott. Giov. Battista, originario di Almenno San salvatore, fu giudice “civile e criminale” presso l’imperial Regio Tribunale di Bergamo per cinque anni, rinunciando poi al suo impiego nel 1835, per per curare gli interessi della moglie Petronilla Milesi di S. Giovanni Bianco, la quale, rimasta vedova del nobile Prospero Alessandri, aveva ereditato dal marito un sostanzioso patrimonio.
Poco dopo le nozze, acquistò numerose proprietà, fra cui un edificio nei pressi della chiesa parrocchiale, nel quale andò ad abitare. Grazie alla sua intelligenza, ed alla sua cultura, ma soprattutto al prestigio di cui godeva per l’incarico precedentemente ricoperto, il Canali non ebbe difficoltà ad inserirsi nella ristretta cerchia dei maggiorenti del paese, divenenone anzi uno dei primi e, naturalmente, dandosi da fare per meritarsi il favore della popolazione. Fu in quegli anni, come riferisce lo storico Bortolo Belotti, che il poeta bergamasco Pietro Ruggeri dettò un’epistola, o componimento in versi sciolti, nella quale egli “ in segno di esultanza ed ossequio… esaltava i coniugi Giovanni Battista Canali e Petronilla Milesi …. Per aver essi fatto risorgere l’antico mercato di S. Giovanni Bianco”. Nel 1839, dopo soli quattro anni di matrimonio, Petronilla Milesi morì all’età di 31 anni, lasciando al marito e alla figlia Caterina Ottavia Alessandri, avuta dal primo matrimonio, un’eredità assai consistente.
L’anno seguente il dott. Gov. Battsita Canali, si risposò con Elena Vitalina Folonari, figlia di Domenico, ricco possidente in San Giovanni Bianco, la quale nel periodo intercorrente fra il 1840 e il 1861 gli darà bel 12 figli. Proprio in questo arco di tempo egli partecipò attivamente alla vita sociale ed amministrativa di San Giovanni Bianco prestando la sua opera, là dove fosse richiesta. Nel 1855 venne eletto “deputato” presso la Congregazione Provinciale, in rappresentanza dei “Possidenti non nobili”. Fu membro autorevole della fabbriceria, e per lungo tempo “depositario” di una delle chiavi di custodia della Sacra Spina, preziosa reliquia ivi conservata. Il dott. Giov. Battista Canali, morì prematuramente nel 1864; suo figlio Giovanni venne eletto Sindaco di San Giovanni Bianco nel 1868, carica che ricoprì per poco più di un anno. Il Dott. Domenico poi Sindaco di San Giovanni Bianco, fu volontario con i Cacciatori delle Alpi (1859) ed il giovanissimo nipote Giovanni, finì in carcere, insieme ad un compagno di studi di Camerata, il diciassettenne Candido Milesi, per aver “tentato di partecipare” allo sfortunato tentativo di Garibaldi di liberare il Trentino nel 1862.
A Venezia si ha memoria della famiglia Canal sin dal 1070, dapprima abitante delle valli, dopo aver a lungo abitato nella città, fu inclusa nella nobiltà l’anno 1297; annovera fra i suoi esponenti piu ragguardevoli valorosi militari e diplomatici fra i quali quattro Procuratori di San Marco. Giacomo, nel 1177 fu ambasciatore presso l’imperatore Federico I° nelle controversie con Papa Alessandro III° Guido, detto il grande, più volte governatore dell’isola di Candia, fu capitano generale nella guerra del 1312 contro la città di Zara, ribellatasi al governo della Serenissima, l’anno seguente fu eletto procuratore di San Marco. Girolamo, durante la guerra di Venezia contro la Lega di Cambrai, difese Legnago, Capitano in golfo nel 1527 e generale di armata nel 1530, riportò nel 1532 una grande vittoria sui turchi tra Candia e la Morea. Nicolò fu ambasciatore della città al duca di Milano, al re del Portogallo, al Papa, al re di Francia, quindi nel 1470 capitano generale dell’armata. Di questa casata, dimorante in Venezia, si ricordano illustri pittori: Fabio (1703-1767), valente artista, sotto l’influsso del Tiepolo, lavorò in diverse chiese di Venezia. Suo Figlio Giovan Battista, (1745-1825) seguì dapprima la maniera del padre, poi si volse al neoclassico; autore di numerose opere a Treviso, Trieste, Ferrara e Venezia. Fra tutti emerge per notorietà Giovanni Antonio, detto Canaletto (1697-1768), caposcuola dei vedutisti veneti del Settecento. La sua pittura rivela acuto senso del colore, gusto personale nel taglio della veduta prospettica, grande sensibilità per i valori di luce e di atmosfera; molte sue opere sono conservate nel castello di Windsor in Inghilterra