Oberti

ARMA : Spaccato; nel 1° d’oro, al palo di nero; nel 2° d’argento, ad un monticello di verde, movente dalla punta e sormontato da un uccello; colla fascia di rosso attraversante sulla partizione. Oppure: D’azzurro, all’albero di verde, sostenuto da due leoni di rosso, affrontati e controrampanti; e piantato sopra una campagna di verde. (Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, estinte e fiorenti, compilato da G. B. Di Crollalanza. Vol. II, pag. 221).

ObertiCASATA : Anche questa casata, trae probabilmente origine da un suo antenato, il quale rese famigliare il nome proprio Oberto nei suoi discendenti, così come nello stesso ambiente lo assunsero gli Ambrosioni, i Gervasoni o i Ruffinoni ed altre famiglie dai nomi personali Ambrogio, Gervasio e Ruffino. La famiglia ebbe forse origine dal Cantone Pospioda di Lenna, dove viene documentata sin dal XIV secolo. Nell’inventario più antico della chiesa di San Martino oltre la Goggia, stilato nel 1496, scritto su pergamena e conservato nell’archivio parrocchiale, fra i testimoni viene citato“ … Tonulus dictus Utenus filius quondam Marchesini de Obertis de Cantono ….” Durante la Repubblica Cisalpina, Antonio Maria e Giovanni furono Sindaci del Comune di Lenna e Giovanni Antonio, Sindaco del Comune del Cantone Pospioda. Don Domenico di Lenna, fu parroco di Ronco(bello) dal 1816 al 1821. Sebastiano di Lenna fu chierico accolito (1829-1847). Nelle cronache parrocchiali di San Martino, si ricorda come un fulmine cadde sulla chiesa parrocchiale il giorno di S. Pietro del 1870, durante la celebrazione della Messa, ustionando senza gravi conseguenze il ragazzo Martino Oberti di Scalvino, morto poi novantenne negli anni cinquanta. Battista fu sindaco di Lenna dal 1896 al 1899.

Gaetano (1858-1906) ed i figli Bernardo (1885-1922), Luigi (1887-1951) e Innocente (1890-1937), sono ricordati come abili cementisti, stuccatori e decoratori di chiese e palazzi. Bernardo e Luigi frequentarono la scuola Fantoni di Bergamo negli anni 1901-1902, parteciparono all’Esposizione di Torino della “Scuola d’Arte applicata all’Industria e conseguirono vari attestati per la loro attività. In particolare di Gaetano si ricordano gli stucchi della chiesa arcipresbiterale di Telate della fine dell’Ottocento, mentre agli inizi del Novecento lavorò con i figli alla facciata della chiesa di S. Omobono in Valle Imagna su disegno dell’architetto Antonio Preda, lo stesso progettista dell’attuale chiesa di San martino. Altri lavori vennero eseguiti a San Gallo, Costa San Gallo e a Olda. Sono opera di questi maestri Oberti, i due altari laterali della chiesa di San Martino, (dei quali si conserva ancora un bozzetto in cemento), i capitelli delle colonne, oltre alle statue del campanile. Altri esempi del loro lavoro si possono ancora oggi osservare su alcune facciate di case dei nostri paesi, quali stipiti ed architravi di finestre, mensole di balconi, oltre a decorazioni, come quella della facciata della loro casa-laboratorio in Lenna e le quattro stagioni di casa Mustacchi in Via Belotti a Piazza Brembana. Fra i Caduti della prima guerra mondiale si ricordano: Amato di Battista, Battista di Antonio, Giuseppe di Domenico, Mario di Antonio, Pietro di Giovanni e Virginio di Battista di Lenna, Antonio fu Santo di Valnegra; Antonio, Rocco Elia e Simone di Camerata Cornello.

Ippolito di Camerata, volontario nella guerra di Spagna (1936-1939), fu l’unico caduto in quel conflitto della nostra Valle. Mentre durante la seconda guerra mondiale (1940-1945) caddero Antonio fu Simone di Cassiglio, Lorenzo di Domenico di Valnegra e Martino di Camerata. Giacomo, del Cantone S. Maria di Lenna, fu per oltre vent’anni capo fabbricazione presso gli stabilimenti dell dal mine, considerato nel campo della siderurgia uno dei migliori specialisti del suo tempo sul territorio nazionale, ebbe importanti riconoscimenti. Nei primi anni del Novecento, ebbe rinomanza la Ditta Oberti , con sede a Lenna, specializzata nella produzione di marmette per pavimentazioni e mattonelle per mosaici, materiali che venivano commercializzati in tutta Italia. Il suo titolare, Giovanni, proveniente da Valnegra, fu uomo intelligente e dinamico (da qui forse il soprannome “Machina”). La Ditta già consistente agli inizi del 1900 crebbe notevolmente con l’arrivo della ferrovia a Lenna ed occupò per diversi anni numerose maestranze della zona, (quasi un centinaio negli anni ’40). Negli anni Cinquanta, al massimo della produzione, il titolare passò il timone al figlio Rag. Giovanni (detto Machinì), già insegnante di materie tecniche alla scuola professionale di Valnegra, il quale aprì anche magazzini di vendita a Milano. Negli anni Sessanta, la produzione per motivi di spazio venne trasferita a Seriate. Nel corso della Guerra di Libia (1911-1912) cadde il soldato Domenico, di Camerata Cornello.

Carlo nato a Lenna il 26 aprile 1912, restò orfano di guerra di uno dei primi combattenti morti nella Grande Guerra. Prestò servizio militare di leva per sedici mesi nel 4° reggimento Genio zappatori artieri, da cui venne congedato il 30 agosto 1934. Richiamato come specialista il 22 luglio 1935, venne destinato al 30° battaglione zappatori artiei in Africa Orientale (Eritrea). Cadde il 15 dicembre 1935 a Dembeguinà (Adua) combattendo contro le preponderanti forze nemiche mentre, aggregato ad uno squadrone di carri veloci con l’incarico di aprire dei varchi, l’impeto dei contrattacchi e degli assalti degli abissini era più che mai violento. Il Ministero della Guerra gli concesse alla memoria la medaglia di bronzo al valor militare ed una via di Lenna è stata a lui dedicata. Il Rag. Battista (Baciòcch) nato al Cantone Pospioda di Lenna nel 1890, fu Segretario Comunale per circa quaranta anni, prima a Roncobello e a Rogno, quindi a Branzi e Isola di Fonda,. Fu sindaco del Comune di San Martino Dé Calvi dal 1946 sino alla morte avvenuta improvvisamente a soli 63 anni nel 1953; durante il suo mandato vennero ricollocate le campane alla chiesa parrocchiale di San Martino e lui fu padrino della maggiore, l’ottava.

Dal bollettino parrocchiale che ne ricordava la scomparsa, si legge: “…….comprese soprattutto, ed in modo mirabile, il concetto di autorità. La quale secondo il Vangelo non è “dominio” ma “servizio”, per cui la persona che la esercita non deve profittare di sé o per i suoi, ma volgerla al bene comune. Così Battista Oberti ha inteso praticare l’autorità, senza rumore, con bonomia di animo, in umiltà di spirito, nulla chiedendo per sé, pago di fare del bene e dando un esempio, che si impose alla considerazione generale …….” Di questa illustre casata oltre che nella bergamasca, si hanno diramazioni a Genova, a Trieste e a Brescia, documentate sin dal XV secolo. Lo storico Padre Donato Calvi nelle sue “Effemeridi” ricorda Paolo da Serina, frate domenicano, nominato Inquisitore a Bergamo, ferito e maltrattato dagli eretici, del quale Papa Pio V riconobbe pubblicamente le sue virtù in un Concistoro del 1565 e nell’occasione lo nominò vescovo di Venosa in Puglia e morì in fama di santità nel 1567. Bortolo Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi” ricorda di questa famiglia: Michele di Bergamo, suddito della Repubblica Veneta, che fu Console del mare ad Ancona nel 1633. Bartolomeo di Gorlago morto nel 1738 valente pittore educato a Venezia e autore dell’Assunta della pala centrale nella chiesa parrocchiale di Gorlago, fu contemporaneo dei più noti pittori Antonio Cifrondi e Domenico Ghislandi, padre di Vittore detto Fra Galgario. Andrea (1839-1861) e Giovanni (1835-1862) di Bergamo, parteciparono e si distinsero per il loro valore nella spedizione dei Mille, al seguito di Giuseppe Garibaldi.