CASATA: Esponenti di questa famiglia appartennero alla famosa Compagnia dei Caravana di Genova; ciò dimostra che essi vantavano origini valbrembanine, in quanto lo statuto di quella Compagnia di scaricatori di porto, imponeva che gli appartenenti avessero fra i requisiti necessari, quello di essere nati in Valle Brembana. All’inizio del 1300, le tristi condizioni sociali del tempo, le guerre di fazione che insanguinavano i nostri paesi, la popolazione decimata dalla peste e dalla carestia oltre che l’opprimente fiscalità dei Visconti di Milano, favorirono l’emigrazione dalle nostre valli. Fu così che alcuni valligiani si trasferirono presso il porto di Genova e improvvisandosi facchini fecero fortuna, conquistando il diritto esclusivo dello scarico di tutte le merci del porto. La Compagnia dei Caravana già costituita nel 1340 sorse originariamente per mutuo soccorso verso tutti i lavoratori del porto, poco dopo la sua costituzione il diritto d’appartenenza venne ristretto ai soli lavoratori bergamaschi provenienti dalla Valle Brembana. Per usufruire di questo privilegio, che durerà sino al 1848, gli appartenenti alla Compagnia, mandavano le proprie mogli a partorire nei paesi d’origine, onde acquisire la qualifica necessaria (certificato di battesimo).
Con il tempo la Compagnia crebbe d’importanza per onori e privilegi.
Afferma il Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei Bergamaschi” che sebbene contrastata, specialmente dai lavoratori genovesi, che volevano rompere il privilegio bergamasco, la corporazione resistette attraverso i secoli. Essa fu provvidenziale per la Valle Brembana, se si calcola che nel Seicento, i valligiani che ne facevano parte, mandassero circa dodicimila ducati all’anno alle loro famiglie, mentre un posto si vendeva per millecinquecento ducati (somme assai rilevanti per quei tempi). A tal proposito il Mairone da Ponte nel suo “Dizionario Odeporico” descrivendo i paesi della bergamasca, afferma che in valle Brembana molte famiglie traevano sussistenza dal porto franco di Genova, essendo proprietari di alcuni posti di esercizio di Caravana in quel porto. Il bergamasco Giuseppe Gamba, fido amico di Gabriele Camozzi con il quale era partito dall’Italia per l’Egitto per tentarvi il commercio della seta, divenne poi combattente e patriota. Appartenne ai Cacciatori delle Alpi e fu tra i primi ad entrare con Garibaldi a Bergamo la mattina dell’ 8 giugno 1859 insieme con Camozzi e Nino Bixio. Giovanni Antonio Gamba di villa D’Almè, cavalleggero al servizio dell’esercito austriaco, morì a Hasernal in Ungheria nel 1843. Giuseppe Giupponi nel suo libro “Cognomi e Famiglie delle valli Brembana e Imagna” ricorda che Barnaba di Zogno fece parte, insieme a Carlo Bonetti, alle coppie di fratelli Agostino e Achille Pasquinelli, Francesco e Giacinto Risi, dei volontari garibaldini (Cacciatori delle Alpi – 1859). Nell’anno 1860 partecipò alla leggendaria spedizione dei Mille al comando di Giuseppe Garibaldi, che liberò l’Italia meridionale dalla dominazione borbonica, Il monumento ai Caduti di Ubiale Clanezzo ricorda i soldati: Pietro, Antonio, Giuseppe, Marino, Romano e Santo deceduti al fronte durante i due conflitti mondiali. A Villa D’Almè si ricorda il fante Pietro. Mentre a Dossena i fratelli Antonio e Lorenzo fu Evaristo e Giovanni persero la vita durante la Grande Guerra (1915-1918). Prima dell’avvento della ferrovia in Valle Brembana (1906), il trasporto delle merci era affidato ai carrettieri, che percorrevano la valle con i carretti trainati dai cavalli, portando le mercanzie dalla città nei vari paesi. Uno di questi Giovanni Gamba, conosciutissimo come “ol Perla de Zogn”, solitamente impiegava, (quando non si intratteneva a giocare alla morra nelle trattorie o a contrattare animali da commerciare), non meno di quattro ore a percorrere la strada con il suo carretto da Zogno a Bergamo). Il casato dei Gamba gode di una frequenza relativamente alta in alcuni paesi vallari; Villa D’Almè, Ubiale Clanezzo, Zogno, San Pellegrino, i due Almenno e Brembilla. In quest’ultimo paese i fratelli Pietro e Giacomo a seguito dello sfollamento dovuto ai bombardamenti anglo-americani durante la seconda guerra mondiale; da Milano impiantarono una fabbrica metalmeccanica di grande precisione ancor oggi attiva. Da questo cognome molti sono i derivati, i composti e gli alternati, alcuni originati da soprannomi scherzosi quali Gambarotta o Gambalunga. Dalla famiglia Gamba. potrebbero aver avuto origine anche i Gambarini e Gambarelli, oppure come indica lo stemma del casato di Rimini da gambero. Secondo la pubblicazione dell’Eco di Bergamo “Cognomi e Famiglie del Bergamasco”, le famiglie Gamba nella nostra provincia sono circa un quarto di quelle esistenti sul territorio nazionale che assommano a quattromila e si trovano documentate in diverse città specialmente dell’Italia settentrionale. In Piemonte ebbe la signoria del feudo di Perosa con il titolo comitale nel 1758 e la giurisdizione su altri feudi. Carlo Maurizio, morto nel 1791, fu professore straordinario di medicina all’Università di Torino nel 1789 e nel 1790 professore di anatomia. Suo figlio Carlo Alberto (1789-1850), magistrato e quindi segretario di Stato agli Interni, fu creato barone nel 1835.
Francesco (1818-1850) illustre pittore, dal 1869 sino alla morte, fu direttore della Pinacoteca di Torino e nello stesso periodo si dedicò, oltre che alla pittura, a ricerche su antichi maestri d’arte piemontesi. Suo fratello Enrico (1831-1883) anch’egli insigne pittore, dipinse soprattutto quadri storici, affrescò numerose chiese del Piemonte; dal 1856 fu professore all’Accademia Albertina. Giuseppe (1856-1929), viene ricordato quale famoso prelato e diplomatico; venne nominato vescovo di Biella nel 1901, poi di Novara nel 1906, quindi arcivescovo di Torino nel 1923 e cardinale nel 1926. Si adoperò per la ripresa delle relazioni fra il Vaticano e la Casa Savoia. Il ramo dei Gamba che si stanziò a Ravenna pare ebbe origine nel XV secolo con Benedetto e nel secolo XVII si trova aggregata al nobile Consiglio di quella città. Diversi suoi esponenti si resero illustri per aver ricoperto importanti incarichi come studiosi di lettere ed arti. Ippolito studioso di gran fama fu autore di un dizionario storico su Ravenna, consultato anche ai giorni nostri quale ottima fonte di notizie. Paolo di Pietro nato nel 1744 si distinse in modo particolare negli studi giuridici, ebbe onorificenze da papa Pio VII. Nel 1797 fece parte del consiglio municipale; nel 1809 fu nominato Podestà. Il viceré d’Italia Eugenio Beauharnais lo onorò di molti favori. Morì nel 1827. Ruggero, nato nel 1770 ancora in giovane età ricoprì incarichi di grande importanza: nel 1797 fu comandante della Guardia Nazionale e membro del tribunale di salute pubblica nel 1799. Nel 1821 a seguito dei moti politici subì la detenzione nel forte di Ferrara sino al 1829. Nell’insurrezione del 1831 fu a capo della guardia nazionale, meritandosi per le sue benemerenze patriottiche, grandi dimostrazioni di stima da parte dei suoi concittadini. Suo figlio Ippolito compì gli studi a Pisa e a Bologna; nel 1848 fu Gonfaloniere di Ravenna poi deputato. Nel 1849 fu inviato dai suoi concittadini a Gaeta per rendere omaggio a Papa Pio IX a nome della città di Ravenna. Pietro, nato nel 1800, studiò a Bologna e a Roma; fu intimo amico di Lord Byron, col quale andò in Grecia a combattere per l’indipendenza di quella nazione. Morto il Byron, ne accompagnò la salma a Londra, poi ritornò in Grecia dove morì nel 1827.