Cavagnis

ARMA: D’azzurro a tre monti d’argento moventi dalla punta dello scudo; i due ai lati cimati da due alberi e quello centrale da un cavagnolo con un uccello sul manico, il tutto al naturale.

CavagnisCASATA: Le più remote memorie e tradizioni confermano l’origine bergamasca di questa famiglia; secondo Mons. Francesco Vistalli (1877-1951), autore fra l’altro di un’interessante monografia sul Cardinale Felice Cavagnis, questa casata avrebbe le sue origini a Cornalba in Val Serina. Essa si trova menzionata nei più antichi documenti anche con le varianti De Cavaneis, Cavanea, Cavanis, Cavagni e Cavagna. Il Mozzi, in un manoscritto, conservato nella biblioteca Civica A. Maj, descrive le varie diramazioni di questa famiglia sin dal 1286 in Averara con Joannes de Cavaneis, dalla cui famiglia si staccò un ramo trapiantandosi a Villa D’Almè intorno al 1386, ove crebbe numerosa. A Camerata Cornello è documentata nel 1345 e nel 1400; successivamente a Santa Croce e da qui un Pietro dé Cavanis nel 1648 si stabilì a Fuipiano al Brembo. In seguito con Giov. Pietro figlio di Domenico, questi Cavagnis si stabilirono in Venezia rimanendovi per tre generazioni senza mai rinunciare all’antica casa in Valle Brembana.

Giovanni “de Cavanei” nel testamento dettato in Venezia il 3 giugno 1552 si dichiarò del fu Francesco “bergamasco” e tra le altre disposizioni mise dei vincoli al proprio figlio pure chiamato Francesco per l’alienazione dei beni stabili che gli lasciava in terra bergamasca. Ancora Gerardo, fratello di Giovanni, nelle sue ultime volontà del 18 dicembre 1542, in cui ricorda la propria casa in bergamasca, lasciò quindici ducati per essere distribuiti tra gli abitanti di Cornalba, a suffragio della sua anima. Francesco, aveva esercitato in Venezia il commercio dei frumenti ed il suo nipote Giuseppe, che forse ne continuò l’azienda, era in fama insieme con i fratelli di persona assi ricca. I Cavanis, come finirono per essere chiamati, avevano tombe proprie in S, Domenico di Castello, e su alcune case di loro proprietà in quella contrada erano scolpite le insegne di famiglia. Giuseppe figlio di Giacomo il 19 luglio 1649, fu il primo della famiglia a far parte della Cancelleria ducale a Venezia, ebbe importanti incarichi fra cui la segreteria del Magistrato dell’Arsenale, compilò alcune rubriche delle deliberazioni del Senato e del Maggior Consiglio. Ebbe l’incarico della compilazione degli Annali, importante raccolta dei volumi contenenti brani e copie per esteso, di atti del governo e documenti diplomatici, trascritti in ordine di tempo. Servì la Repubblica per quasi 13 lustri, otto dei quali nel Consiglio dei Dieci. Sfortunato fu con i propri figli; cinque maschi, uno dopo l’altro, morirono in giovane età.

Di essi, il primo Alberto, che si stava preparando alla vita militare nel Levante, morì nel 1685; Pietro Antonio che aveva seguito in Inghilterra gli Ambasciatori straordinari, là inviati per le congratulazioni al nuovo re Giacomo II, morì nel 1686. Giacomo, che era stato a Palmanova col provveditore Leonardo Donà dal 1682 al 1684, non appena tornato in patria prese la via della Polonia, come coadiutore di un’ambasciata straordinaria, morì nel 1687. Domenico dopo essere stato col provveditore Bragadin a Palmanova dal 1691 al 1693, morì alla fine di quell’anno. L’ultimo Gian Francesco, spirava nei primi del 1696. Il vecchio padre sopravvisse ai figli sino al 1715. Domenico figlio di Giuseppe, nato a Venezia nel 1783, lasciata la laguna, si stabilì con la famiglia definitivamente a Fuipiano dove ancor oggi vivono i discendenti. Don Evaristo, dettando le sue ultime volontà il 15 aprile 1642, istituì un legato a favore della chiesa di S. Pietro in Cornalba perchè vi si celebrassero ogni anno dodici messe a suffragio della sua anima, e inoltre stabilì che il giorno della sua morte, venisse distribuito un sacco di sale ai poveri del paese. I Cavagnis acquisirono presso la Serenissima importanti incarichi ed esercitarono nobili professioni, raggiungendo elevati gradi nella vita sociale veneziana. Nel 1716 furono ascritti al Maggior Consiglio avendo Antonio Cavagnis offerto alla Repubblica, esausta per la guerra contro i Turchi, 60.000 ducati in dono e 40.000 ducati nei depositi in prestito. Era suo quel palazzo già Borsini, presso S. Aria Formosa e che impose il nome “Cavansi” al ponte e alle fondamenta attigue; di maestosa mole e bella architettura, raccolse le scuole di carità fondate dai fratelli Antonangelo e Marcantonio dei Conti Cavansi, entrambi già notai al servizio della Serenissima e poi entrambi divenuti sacerdoti. Un altro ramo di questa famiglia che trae pur essa origine dal ceppo della Val Brembana, dimorò a Pavia e a Voghera, dove vengono indicati già dall’XI secolo. Alcuni personaggi di questa famiglia, figurano d’ estrazione nobiliare a Genova nel XIII secolo, ove un Guglielmo Cavagna, era nel 1240, Ministro dei Sigilli e Ambasciatore del Re di Francia, nel 1249 egli figurava fra gli otto rappresentanti del popolo ligure nel Supremo Governo della Repubblica.

Suo figlio Giovanni, ritornato in Voghera, nel 1300 si distinse come valido Giureconsulto. Fra i numerosi esponenti di questa famiglia dimorante nel bergamasco emerge fra tutti la figura del Cardinale Felice, nato a Bordogna nell’Alta Valle Brembana il 13 Gennaio 1841 dal Dott. Giovanni, distinto medico chirurgo originario di Cornalba e da Melania Piacezzi. Felice studiò per un anno a Zogno, presso la scuola privata allestita dal prof. Giovanni Gervasoni di Baresi, poi nel Seminario di Bergamo e quindi nel Seminario romano; Fu ordinato sacerdote nel 1863; insegnò filosofia presso il collegio di Celana, quindi a Roma nel Seminario di S. Apollinare. Nel 1896 fu promosso segretario della sacra congregazione degli affari ecclesiastici straordinari. Profondo teologo ed acuto giurista fu in grande estimazione dei Pontefici Leone XIII, che lo creò Cardinale nel 1901 e di Pio IX. Egli fu fra i cardinali propensi alla conciliazione con lo stato italiano e fra coloro che auspicavano la partecipazione all’attività politica dei cattolici; morì improvvisamente a Roma il 28 Dicembre 1906.

Fra i figli del fratello Mario (1844-1892) farmacista a Serina, si ricordano: Vittorio Giovanni (1875-1960) medico condotto a Serina e primo sindaco di quel paese dopo la liberazione e Mons. Vittorio (1886-1938), ordinato sacerdote nel 1909 e che abbracciata la carriera ecclesiastica fu segretario presso nunziatura a Bucarest in Romania, venendo nominato commendatore di quel regno. Suo ultimo incarico fu presso la Penitenzieria Apostolica in Vaticano; di salute cagionevole, trascorse gli ultimi anni della sua esistenza a Serina dove si spense a cinquantadue anni. L’altro fratello del Cardinale, Vittorio (1846-1906) medico a Serina, quindi all’ospedale Maggiore di Bergamo, poi medico condotto a Desio ed in seguito dal 1883 all’ospedale di Venezia. Pietro fu sindaco di Fuipiano al Brembo per mezzo secolo, dal 1861 al 1910, anche l’ing. Rino che fu primo cittadino dello stesso paese, nel 1928 (anno dell’unificazione di ben quattro comuni: San Gallo, San Pietro D’Orzio, Fuipiano e San Giovanni Bianco) divenne Podestà di San Giovanni Bianco e mantenne tale incarico sino al 1936. Don Giuseppe nacque a Fuipiano al Brembo il 3 agosto 1731, fu parroco di San Giovanni Bianco dal 1821 al 1837, quando fu eletto Canonico della Cattedrale di Bergamo. Tarcisio Salvetti in “San Giovanni Bianco e le sue contrade” lo ricorda quale “sacerdote degnissimo, intelligente e colto, che ebbe, tra l’altro, una particolare inclinazione per le lettere e la pittura”. Di lui esistono tuttora alcuni dipinti in cui sono raffigurate alcune vedute di San Giovanni Bianco, così come si presentava all’inizio dell’Ottocento, essi sono da considerarsi documenti di grande valore sotto il profilo storico, perché rappresentano una realtà oggi scomparsa. Fu persona di grande cultura, scrisse fra l’altro “Memorie storiche sulla Sacralissima Spina di N. S. Gesù Cristo che si venera nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Bianco””, opera pubblicata nel 1847. Lo zognese Francesco arricchitosi a Genova, con testamento 21 aprile 1881 costituì con una grossa somma, la Fondazione Cavagnis con lo scopo di custodire ed educare i fanciulli del suo paese; ancor oggi l’asilo infantile di Zogno porta il suo nome.