Bonzi

ARMA dei Bonzi di Bergamo: Spaccato; nel 1° d’oro, alla croce d’argento; nel 2° spaccato d’argento e d’azzurro. (Dizionario Storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane estinte e fiorenti di G. B. Di Crollalanza. Vol. 3°, Pag. 183).

Bonzi

CASATA: varia è l’ortografia del cognome di questa illustre ed antichissima famiglia, alternata in Bonci e Bonsi; aventi secondo opinione diffusa fra gli esperti, origine comune e considerata una delle più diffuse della bergamasca. Circa la provenienza, secondo Bortolo Belotti nel suo opuscolo “Lapidi Zognesi” del 1941, sarebbe da ritenere oriunda di S. Gallo, un tempo Comune autonomo, oggi frazione di S. Giovanni Bianco. Secondo invece Melchior Omacini, autore di una interessante storia su Dossena, questo cognome sembra ormai certo, derivi dalla potente e nobile famiglia Bonghi o Bongis, che nel periodo medioevale possedeva palazzo e torri in Bergamo alta, godendo i diritti feudali conferiti dal vescovo di Bergamo, su buona parte del territorio di Dossena. Da essa pare attendibile la derivazione Boncio o Bonci nel senso di personale al servizio dei feudatari, al tempo trattati alla stregua dei servi della gleba, vennero dapprima soprannominati, poi cognominizzati come i loro signori epadroni. Da Dossena in seguito si sparsero sia nei paesi limitrofi, specie nel vicino San Gallo, dove si moltiplicarono. Alcuni esponenti di questa famiglia compaiono negli elenchi della Compagnia dei Caravana di Genova, i facchini con diritto esclusivo di carico e scarico di tutte le merci di quel porto.

La Compagnia dei Caravana già costituita nel 1340, era originariamente sorta per mutuo soccorso verso tutti i lavoratori del porto, ma poco dopo la sua costituzione il diritto d’appartenenza venne ristretto ai soli lavoratori bergamaschi provenienti dalla Valle Brembana. Per poter usufruire di questo privilegio, che durerà sino al 1848, gli appartenenti alla Compagnia mandavano le proprie mogli a partorire nei paesi d’origine, onde poter acquisire la qualifica necessaria. Fare parte della Compagnia non era cosa facile, occorreva infatti possedere determinati requisiti fisici: avere compiuto 18 anni e non avere superato i 26, essere di alta statura e, soprattutto, di buona condotta morale. Quella dei Caravana era, però, una vita spartana alla quale potevano adattarsi soltanto uomini abituati ad ogni sorta di privazioni e a duri sacrifici. Infatti per Statuto, erano loro imposte severe limitazioni nell’uso del vino e delle spese superflue; il gioco delle carte era consentito nei giorni di festa e non durante le funzioni religiose, quello dei dadi unicamente a Natale a Pasqua; erano poi rigorosamente proibiti il torpiloquio, la bestemmia e il ricorso alle armi. Con il tempo la Compagnia crebbe d’importanza per onori e privilegi. Afferma ancora il Belotti nella sua “Storia di Bergamo e dei bergamaschi”, che sebbene contrastata, specialmente dai lavoratori genovesi, resistette nei secoli, e fu provvidenziale per la Valle Brembana,calcolandosi nel Seicento, che i valligiani che ne facevano parte, mandassero circa 12.000 ducati all’anno alle loro famiglie, e che un “posto” si vendeva per1.500 ducati.

A tal proposito anche il Maironi da Ponte nel suo “Dizionario Odeporico” , afferma che molte famiglie di valligiani, traevano sussistenza dal porto franco di Genova, essendo proprietari di alcuni posti di Caravana in quel porto. Paolo, Antonio, Jacomo, Francesco e Menego, vengono invece elencati in un documento del 1690, quali appartenenti alla Compagnia dei Bastagi, gli scaricatori con l’esclusiva o privilegio del servizio del porto di Venezia, con il diritto di trasmissione da padre in figlio. Questo privilegio, equivalente a quello dei Caravana, favorì specialmente i Comuni di Zogno, Dossena e Sorisole; evidentemente perchè da questi paesi provenivano tutti o per la maggior parte coloro che formavano la Compagnia dei ventiquattro Bastagi. E’ comprovato che nel dicembre del 1427 le comunità valligiane bergamasche, precedendo la città, che ancora stava trattando e negoziando la sua dedizione, non solo si offersero spontaneamente a Venezia, ma diedero molti uomini validi alle milizie venete per il conseguimento dei disegni della Serenissima, la quale in seguito, in riconoscimento di tale prova di fedeltà, concesse ad alcune famiglie brembane, l’esclusiva della dogana nel porto di Venezia.

In un atto del Notaio Giovanni Domenico Bonzi datato 6 dicembre 1692, Giovanni Bonzi di S. Gallo , cedette a Giovanni Battista Rizzini ” l’offitio seu carica di Dogana di Mare….della compagnia delli Bastasi”. La confraternita durò sino alla fine della Repubblica, e trattando dei loro diritti i Bastagi affermavano che essa già esisteva nel 1414; i nuovi ordinamenti politici discussero il privilegio reclamato dagli interessati e da ultimo (1802) da Zuanne Boncio, ma esso non venne più riconosciuto ed il servizio di carico e scarico del porto ebbe altre forme. Vincenzo, emigrato a Venezia, nel 1624, fece dono alla chiesa di Dossena, di un dipinto eseguito dal pittore brembano Carlo Ceresa raffigurante San Carlo. Giuseppe Giupponi nel suo “Cognomi e famiglie delle valli Brembana e Imagna”, afferma di aver trovato nel corso delle sue ricerche sulla spedizione dei Mille (1860) un Giuseppe Bonzio figlio di Pietro e di Mangini Caterina immigrati a Genova da San Pietro D’Orzio, che era appartenuto ai Carabinieri a cavallo di Genova, reparto con compiti di vigilanza nell’ambito dei Mille di Garibaldi. Questo casato vanta diversi esponenti che si illustrarono in particolare nel campo della medicina e della giurisprudenza. Fra essi Antonio (1797), dottore, insegnante di diritto civile in Bergamo, inviato dalla città con altri bergamaschi alla Consulta della Repubblica Cisalpina, riunitasi a Lione nel 1802. Nel corso della prima guerra mondiale (1915-1918) perirono i soldati Angelo di Zogno, Andrea, Attilio e Giuseppe di San Gallo, Giov. Battista e i fratelli Giuseppe e Natale di Dossena, Domenico e Giuseppe di San Giovanni Bianco. Durante la seconda guerra mondiale (1940-19459 perse la vita l’artigliere Battista. Attualmente rimane quello dei Bonzi un cognome abbastanza diffuso a San Giovanni Bianco, San Pellegrino, Dossena, Oltre il Colle, Zogno e Sedrina.